Domenica negozi chiusi? I pareri di lavoratori e consumatori

Il governo, seppur con diverse posizioni al suo interno, intende limitare fortemente le aperture domenicali e intende farlo entro fine 2018, con il 25% dei punti vendita aperti per settore a turnazione e definendo un numero di aperture all’anno. Ma cosa ne pensano due dei protagonisti collettivi di questa vicenda, i lavoratori e i consumatori?

Sui lavoratori abbiamo chiesto ad Alessandro Fili della Filcams Cgil di Modena: “Ci siamo sempre battuti per una regolamentazione delle aperture, per cui non possiamo che essere soddisfatti di una possibile modifica del provvedimento dell’allora governo Monti. Il modello che oggi viene preso a riferimento, tra l’altro, è un modello studiato nel 2011 da Filcams Modena e che consente, oltre alle aperture di dicembre, 8 aperture annuali a rotazione per ciascun esercizio. Il consumatore trova sempre almeno un negozio aperto e il lavoratore non dovrà coprire aperture per 52 domeniche l’anno. Nel modello del 2011, il meccanismo assomiglia a quello delle turnazioni per le farmacie, per cui tutto il calendario viene coperto e il consumatore trova sempre un esercizio aperto”. Ma Cgil non teme un calo dell’occupazione? La risposta è molto netta: “No! E’ una mitologia quella dell’aumento dell’occupazione con le liberalizzazioni… Il saldo occupazionale nel settore è stato pari a zero! La poca nuova occupazione, in realtà, è stata assorbita dal calo nel piccolo e medio commercio che non regge la concorrenza della GDO la quale, non dimentichiamolo, ha ‘educato’ il consumatore a fare acquisti di domenica, tramite sconti e agevolazioni. La nuova occupazione ha portato contratti da 8/16 ore ed estrema flessibilità nelle turnazioni e si parla di un’occupazione spesso precaria e senza una dignitosa retribuzione”.

Per i consumatori, risponde Maurizio Guidotto, Presidente di Federconsumatori Modena: “Pensiamo che le liberalizzazioni vadano governate, in linea di principio si può mettere mano alle aperture domenicali e festive. La questione, però, è complessa e il governo, invece di fare proclami, deve convocare le parti e metterle intorno a un tavolo. Occorre regolare questa totale liberalizzazione che non sembra, in realtà, produrre benefici per nessuno. Il rischio, però, ora è di dare mano libera alle grandi piattaforme dell’e-commerce a svantaggio dei piccoli punti vendita. Serve sicuramente un intervento per capire quale servizio dare ai consumatori e voglio ricordare che anni fa a Modena c’era un accordo cui tutti avevano aderito e in base al quale, a rotazione, erano sempre aperti dei punti vendita. La questione va governata a livello locale, non può essere una legge nazionale a farlo. E’ importante avere un servizio disponibile ma occorre un minimo di controllo anche per tutelare chi lavora. Non servono colpi di testa o tirare una riga con la penna, serve il dialogo poi il Governo farà, giustamente, la sua scelta. Sono anni che si tenta di fare qualcosa su questo tema, è arrivato il momento di farlo. Ci sono consumatori che vorrebbero fare la spesa anche alle due di notte, ma non ha senso, perché ci sono cicli della vita che vanno dedicati ad altro. Nessuno è mai morto di fame quando i negozi erano chiusi la domenica. I grandi centri commerciali sono importanti, ma lo sono anche, e molto, i negozi dei centri di vicinato perché hanno una valenza sociale, vanno incontro agli anziani ma non solo, sono un servizio reso a tutti

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