Donare ai tempi del Coronavirus, ne parliamo con il presidente di Avis Modena

A causa della crisi che ha colpito la nostra nazione negli ultimi tempi, il sistema sanitario italiano è sollecitato da un’enorme mole di lavoro ed è concreto il rischio che la situazione si aggravi ulteriormente. Una sanità che ha sempre beneficiato della solidarietà di chi dona il proprio sangue, ma che in questo momento già difficile, vede un calo netto delle donazioni. “Le istituzioni caldeggiano le donazioni – ci spiega Cristiano Terenziani, presidente dell’Avis di Modenasi tratta di un atto di altissima rilevanza sociale, che fa la differenza”.

Quindi è ancora possibile donare il sangue?

Certamente. Online si possono trovare i punti di prelievo territoriale più vicini alla propria residenza, in modo da non uscire dall’area comunale. L’attività non è rallentata, e gli operatori sono attivi. L’unica accortezza, oltre naturalmente a una maggiore selezione da parte del medico che decide se effettuare o meno il prelievo, è l’attenzione da parte del donatore nei quattordici giorni successivi al prelievo. Sarà infatti obbligatorio comunicare eventuali sintomi come la febbre, riscontrati su sé stessi o tra le persone con cui siamo venuti a contatto. Queste informazioni saranno poi fornite al policlinico, che eseguirà le dovute misure da protocollo. Questo perché, a scopo preventivo, le sacche donate rimangono in giacenza per due settimane prima di essere utilizzate”.

È possibile raggiungere i punti di prelievo, senza incorrere in sanzioni?

Si, la donazione è una di quelle attività espressamente permesse dai decreti di questi giorni. Fortunatamente nelle nostre zone la presenza di punti prelievo Avis è capillare, quindi è molto difficile che si debba sconfinare in un altro comune. Ma al di là di quello, abbiamo diramato a tutte le sedi il modello di certificazione della donazione, inoltre molti appuntamenti vengono presi con email e messaggi che aumentano la documentazione che attesta la veridicità dell’impegno. Inoltre, a chi ha donato, o comunque a chi è venuto anche solo all’appuntamento senza che i dottori abbiano dato il via libera al prelievo, rilasciamo un certificato”.

Come si combattono i rischi durante i prelievi?

Nei punti prelievo viene fatta inizialmente una selezione all’entrata, per evitare un numero elevato di persone all’interno dello stesso luogo. Abbiamo anche dotato tutti i medici di termometri rapidi. Di solito la gente se ha la febbre non si presenta a donare, ma si tratta di un’accortezza in più da parte nostra. Poi chiediamo a tutti i donatori, dove questo non è già prassi, di contattare l’Avis di riferimento per programmare la donazione. O prenotando, o rispondendo alle nostre comunicazioni, in modo da organizzarci nella maniera più sicura possibile”.

È stato quindi rilevato un calo nelle donazioni?

Fino a fine febbraio le donazioni erano state numerose, con numeri che facevano ben sperare. Purtroppo nel mese di marzo un rallentamento c’è stato. L’invito è di non smettere, la situazione è difficile ma soprattutto ora è importante continuare a pensare a chi ne ha bisogno. È importante non appesantire ulteriormente il sistema, visto che non sappiamo quanto andrà avanti questa situazione. Dobbiamo rimanere uniti per far fronte alla crisi in atto”.

 

Il parere del medico, il dottor Ceccherelli

Purtroppo, le necessità mediche di chi normalmente ha bisogno di trasfusioni di sangue non sono diminuite. Per questo motivo lo splendido gesto dei donatori non deve cessare, soprattutto ora che il sistema sanitario è pesantemente sotto stress. “Tra chi ne ha un bisogno costante – ci spiega Giovanni Ceccherelli, Responsabile di Medicina Trasfusionale del Policlinico – ci sono naturalmente i talassemici, che devono essere sottoposti a trasfusioni fino a due volte alla settimana”. Ci sono diversi pazienti che hanno bisogno di questo tipo di cure. “Non solo i talassemici – continua il dottor Ceccherelli – ma anche tutti quegli individui che non sono in grado di fornire un livello di emoglobina adeguato al proprio organismo”.

Stiamo parlando dunque di un numero considerevole di persone che hanno bisogno costantemente di trasfusioni. “Nonostante ci sia un numero adeguato di riserve per il momento – conclude il dott. Ceccherelli – non bisogna abbassare la guardia, ma al contrario è necessario continuare a donare, considerando che per ora riusciamo a far fronte alla richiesta, anche perché sono stati limitati gli interventi in sala operatoria, per fronteggiare il Covid-19”. Si chiede quindi un ulteriore sforzo ai cittadini, che già prima di questa crisi epidemica hanno dimostrato di dedicarsi al prossimo, ma che ora, a maggior ragione, sono fondamentali per la nostra comunità.

di Francesco Palumbo

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