Memorie del Sigonio. Aspettando i restauri della sede storica, i ricordi di alcuni ex studenti o insegnanti

Nel cuore della città, in via Saragozza, la sede storica del Sigonio tornerà a ospitare studenti e studentesse. Con la consegna del cantiere alla ditta Pessina Costruzioni si è, infatti, avviato l’intervento per il restauro e il miglioramento sismico del liceo socio-pedagogico e musicale. I lavori, per 9 milioni di euro, si concluderanno nel mese di febbraio 2020. Istituito nel 1898 all’interno di un ex convento del XVI secolo, il Sigonio ha una lunga storia alle spalle e tante storie ha ospitato. In attesa di vederlo rinascere, abbiamo chiesto ad alcuni ex studenti e insegnanti un ricordo dell’istituto. Angela T., ora in pensione, si è diplomata “il 17 luglio del 1959” e conserva di quel luogo ricordi molto belli e nitidi: “Era una scuola vecchia e cadente. Noi eravamo in 4C, un’aula con le finestre sul corridoio. Quando c’era filosofia alla prima ora, con un professore che ci vedeva poco e ci affumicava tutti con il suo sigaro, aprivamo la finestra. Alcuni compagni ne approfittavano per entrare alla seconda ora, strisciavano come serpenti giù dalla finestra fino al loro banco, senza essere visti. L’ultimo anno eravamo in 36 perché l’anno prima, quando c’era anche Francesco Guccini, alla maturità ne bocciarono 12. Io ho un buon ricordo del Sigonio, specialmente del bidello Prampolini, che stava seduto in poltrona vicino a una stufa rossa, di quelle a cassette. Noi arrivavamo da Castelfranco in treno sempre un po’ in anticipo e lui, invece di farci aspettare fuori al freddo, ci faceva entrare per scaldarci davanti alla stufa! Poi ricordo il professor Zambrano e il famoso Professor Violi che era bravissimo. Quando c’era ancora Guccini, ricordo che facevano un giornalino che si chiamava Il Picchio, lui ci scriveva e si firmava ‘Dixieland’. Già allora scriveva molto bene, era molto bravo. Diciamo anche, però, che i ragazzi, con la scusa di vendere il giornalino, erano sempre in giro per la scuola ed evitavano anche le interrogazioni!”.

Nella redazione del Picchio, tra quei ragazzi, c’era anche Antonio Iattici, dirigente scolastico in pensione: “Al Sigonio sono stato solo un anno e mezzo. Ricordo soprattutto che facevamo un giornalino, ‘Il Picchio’, fatto nascere con Francesco Guccini e altri due compagni. Erano gli anni in cui uscivano i giornalini scolastici, intorno al ‘57/58, anni che si preparavano a diventare ruggenti, con le prime contestazioni. Ho dei buoni ricordi anche perché erano gli anni in cui ci si innamorava continuamente delle compagne di scuola! Facevamo delle inchieste sulla scuola, gli studenti, il mondo e le band che stavano nascendo, ma ospitavamo anche gli articoli del preside, per tenercelo ‘amico’… una roba un po’ ruffianesca tipica degli studenti!”.

Anche lui ex studente del Sigonio, Francesco Bedoni ora fa il giornalista e scrive di sport per un quotidiano nazionale: “Ho ricordi limitati della sede storica perché, ai tempi, noi eravamo nella sede di via Rainusso. L’ultimo atto della mia carriera scolastica, però, l’esame di maturità, l’ho fatto lì, così come tante assemblee e le lezioni di educazione fisica. Ricordo che facevo il salto in lungo e mi sono giocato proprio lì, nella palestra del Sigonio, un menisco… diciamo che ho ricordi dolci e amari! All’esame scritto eravamo in un lungo corridoio, mentre l’orale l’ho fatto in una delle tante aule storiche. L’indirizzo socio-pedagogico era in Rainusso, mentre in Saragozza c’erano le scienze sociali, ma noi eravamo in sede tutti i lunedì perché avevamo laboratorio di chimica e inglese e facevamo educazione fisica. Per alcuni compagni di scuola che venivano da fuori, però, la sede storica era scomoda rispetto a via Rainusso, più vicina alla stazione delle corriere”.

Assessore alla cultura del Comune di Formigine, Mario Agati insegna al Sigonio da 25 anni e continua a esserne affascinato: “Quando ho cominciato, per me che venivo da fuori Modena, è stato molto bello andare a insegnare in una scuola storica. Per dirla con Marc Augé quando parla di ‘non luoghi’, il Sigonio era, invece, certamente un ‘luogo’, con l’anima che trasudava cultura, storia e bellezza. Era chiaramente anche scomodo, aveva ambienti piccoli, scale, corridoi e androni, ma aveva il suo fascino. Il chiostro è spettacolare come l’idea che tu entravi da via Saragozza, in pieno centro, attraversarvi il corridoio e ti trovavi in un cortile interno con alberi secolari… E poi dalle aule del secondo e terzo piano vedevamo la Ghirlandina! All’inizio sono stato tra quelli che preferivano l’idea di una scuola nuova in un’altra zona, ma adesso sono molto contento che l’Amministrazione abbia deciso di ristrutturare quell’edificio che tornerà ad avere anima, bellezza e cultura”.

di Patrizia Palladino

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