Meteo, gli effetti della quarantena sull’ambiente: l’intervista a Luca Lombroso

In che modo la quarantena, a causa dell’emergenza Coronavirus, influenzerà l’ambiente e cambierà i nostri stili di vita? Lo abbiamo chiesto a Luca Lombroso dell’Osservatorio Geofisico di Unimore.

Lombroso, a causa di questo blocco, si può notare un miglioramento dell’aria?
Il miglioramento della qualità dell’aria è evidente, soprattutto per gli ossidi di azoto. I satelliti dell’ESA hanno rilevato un calo del 46-48% delle concentrazioni di NOx nelle città del nord Italia e più in genere nella pianura Padana. Gli ossidi di azoto vengono emessi principalmente dal traffico, impianti energetici e industrie. Sono meno all’attenzione mediatica delle polveri fini, ma non meno dannosi e il miglioramento è fuori discussione. Più complesso il discorso sui PM10, che risentono anche di altre fonti emissive. Qualche giorno a Modena hanno superato i limiti anche a marzo, complici gli impianti di riscaldamento e, in un caso, un inconsueto trasporto di polvere dai deserti del Caucaso. Ma sono stati eventi episodici, anche i PM10 sono migliorati, e soprattutto i ben più dannosi pM2.5“.

La quarantena potrà portare dunque a stili di vita differenti?
Più che a stili di vita, ritengo a scelte politiche forti e coraggiose. Come abbiamo visto anche coi provvedimenti, i comportamenti individuali sono importanti ma non bastano. Servono decisioni che mettano in discussione la società basata sull’atumobile a motore a scoppio e incentivino, per non dire rendano obbligatorio, ricorrere alla mobilità sostenibile. Altrettanto, servono interventi a tappeto sull’altra importante fonte di inquinamento, i riscaldamenti degli edifici. Attraverso non la rottamazione delle caldaie, ma l’isolamento degli edifici e l’efficienza energetica“.

L’anno scorso è stato un maggio freddo e piovoso. Sarà così anche quest’anno?
I primi giorni di maggio vedranno una situazione opposta con un’ondata di caldo precoce, non è escluso, con oltre un mese di anticipo, che vengano raggiunti i fatidici 30°C“.

Secondo lei, dopo questa quarantena, si presterà più attenzione all’ambiente?
Spero di si, ma temo di no. Dobbiamo ripartire in modo diverso, questo lo comprendono tutti, ma temo che l’economia prevalga sull’ambiente che, ricordo, è in fin dei conto legato anche alla salute“.

Come ha trascorso questa quarantena?
Devo dire che ho avuto la fortuna di evitare un mese di confinamento. All’inizio dell’epidemia mi trovavo in Costa Rica, per “utile e dilettevole”, cioè per seguire alcuni progetti di eco volontariato scientifico alla riserva Karen Mogensen, con l’Associazione foreste per sempre di Modena. Li si trova la stazione meteoclimatica e biologica “Italia Costa  Rica”, nata peraltro grazie a contributi di aziende, enti locali e cittadini modenesi.  Abbiamo una stazione meteo anche laggiù, che invia i dati all’Osservatorio Geofisico del DIEF UNIMORE. Sono venuti anche studenti per esperienze sul campo. A fine febbraio, ai primi provvedimenti, ho scelto di prolungare il soggiorno, mi trovavo a Montezuma, tranquilla località sull’Oceano Pacifico. Poi, a fine marzo, è cambiata la situazione anche là. Con una scelta non facile sui pro e contro, ho deciso e con un po’ di fortuna sono riuscito ad anticipare il volo e rientrare. E’ andato tutto bene, ma è stato un viaggio veramente surreale, fra controlli di polizia, di frontiera e sanitari. Ho fatto la quarantena obbligatoria al rientro serenamente a casa. Ora faccio qualche lezione e conferenza in streaming, scrivo articoli sul sito www.ilmeteo.net e telelavoro o come si dice ora faccio smart working per l’Osservatorio Geofisico“.

Sta lavorando a qualche studio o libro nuovo?
Ho varie idee su cui sto lavorando, per ora non imminenti di uscita. Diciamo che questa situazione però mi da tanti spunti“.

 

di Mattia Amaduzzi

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