Modena tra turismo e smart city: l’intervista all’Assessore Ludovica Carla Ferrari

Trentaquattro anni, una laurea in Progettazione del Paesaggio Agroforestale e un’altra in Architettura in fase di conclusione, Ludovica Carla Ferrari, rappresenta l’immagine giovane e fresca della Giunta comunale guidata da Gian Carlo Muzzarelli. Dopo l’uscita di scena dell’Assessore Rotella, ha assunto anche le deleghe al Turismo e alle Attività Produttive, oltre a quella alla Smart City e Sistemi Informatici. “Ho passato parte della mia infanzia in Appennino, a Fanano – racconta – e lì penso di aver acquisito una certa sensibilità verso la natura, il paesaggio, gli animali, l’ecologia in genere. Poi sono rientrata a Modena, ho frequentato il Liceo Tassoni e, dopo la laurea, ho aperto uno studio di progettazione con quello che sarebbe diventato mio marito e con alcuni amici, studio che è ancora attivo e si occupa di architettura e paesaggio”.

E alla politica come ti sei avvicinata?
E’ successo nel 2012 con l’esperienza Renzi, in particolare nel periodo delle primarie per la guida del Pd in cui il suo avversario politico era Bersani. Quella fase di confronto, pure la sconfitta politica, sono state un’esperienza che mi ha cambiato la vita; è scattata la molla e con un gruppo di amici, che tutt’ora frequento, ho cominciato a interessarmi di politica. Poi ho ricoperto un ruolo nella Federazione Provinciale del Partito Democratico come esperta di Smart City ed Europa e, successivamente, ho ricevuto la richiesta del sindaco Muzzarelli di entrare a far parte della sua Giunta.

Hai parlato di Smart City, un termine che oggi si usa spesso. Che percorso è stato intrapreso in tal senso per la nostra città e com è la Modena Smart che sogni?
Modena partiva da basi già buone. Abbiamo cercato di riorganizzare gli investimenti fatti in passato e di orientarne di nuovi in modo coerente e con programmazione. Abbiamo riorganizzato le iniziative sulla Smart City in tre assi: un asse infrastrutturale legato alla connettività, la banda ultralarga con fibra ottica, data center e in futuro il 5G; un secondo asse molto importante legato ai servizi al cittadino e il terzo asse, fondamentale, legato alla cultura digitale. Sul sito Modena Smart Community ci si può fare un’idea. Indagando, ci siamo resi conto che i modenesi non sono “smart citizen” tanto quanto avremmo potuto aspettarci rispetto alla quantità dei servizi online a disposizione. L’obiettivo è quindi quello di diffondere maggiormente la cultura del digitale che significa strutturare competenze di base per tutti e disegnare e comunicare meglio i servizi per icontrare davvero i bisogni delle persone.

Parliamo di turismo. Fino a pochi anni fa si diceva che Modena non aveva una cultura turistica. I dati però dicono che c’è stata una crescita importante. Cosa è successo?
Una congiuntura positiva caratterizza l’Italia, la regione Emilia Romagna in particolare, anche in seguito all’Expo, ed è stata fondamentale la capacità di mettere a frutto questa fase, ottenendo risultati davvero importanti per la nostra città, che la crescita degli ultimi anni dimostra. L’offerta turistica nella nostra zona sta emergendo con tutta la forza che già, di fatto, aveva, e adesso abbiamo l’occasione di rendere strutturale questa crescita. Io parlerei di diamanti grezzi che ancora devono essere pienamente elaborati e adeguatamente comunicati. Il turismo non vive bene nell’immediatezza, ma ha bisogno di grande programmazione e organizzazione e questa la si fa solo con un sistema di istituzioni e di privati che siano coesi e orientati.

I rapporti con Bologna hanno suscitato qualche polemica…
L’integrazione di proposte turistiche che hanno ciascuna la propria specificità è sicuramente una sfida. Si deve via via imparare a coordinarsi e capire quali sono gli aspetti sui quali puntare per vendere un pacchetto che, insieme, è davvero straordinario. Il turista di New York, canadese o giapponese non fa grande differenza tra Modena e Bologna: dobbiamo aiutarlo a cogliere una proposta turistica tutta da scoprire, differente da quella delle grandi città d’arte già conosciute, ma di qualità unica per autenticità e identità.

Il rapporto tra turismo e attività produttive può essere migliorato? A volta la domenica si incontrano turisti in centro che faticano a trovare dove mangiare qualcosa di tipico…
E’ una situazione in progressione, solo tre anni fa c’erano molti meno negozi, bar o ristoranti aperti la domenica. Anche in questo caso la crescita si è cominciata ad avere a cavallo di Expo.

Si dice spesso che quello di Modena è solo un turismo “mordi e fuggi”, che i turisti non si fermano…
Questo è la sfida in cui siamo impegnati, puntare cioè ad un turismo che porti più economia, più posti di lavoro e che abbia un approccio di maggior scoperta e approfondimento di una realtà turistica, che di solito coincide con il soggiornare in questa realtà.

Secondo te sarà possibile, in futuro, aprire maggiormente ai turisti Palazzo Ducale?
Spero di si, dal momento che è meraviglioso visto dall’esterno e straordinario se visitato nella sua interezza. E’ comunque già possibile visitarlo frequentemente. Al di la però della ricchezza storico-artistica del nostro patrimonio, noi abbiamo tantissimo da proporre, dal turismo legato ai motori, al food, alla lirica. Per una maggiore efficacia
comunicativa si tratta però di puntare su poche progettualità forti.

Terminata questa esperienza ti vedi ancora all’interno del mondo politico-amministrativo?
E’ difficile da dire, è chiaro che le ambizioni ci sono, ma anche se dovessi tornare alla mia attività professionale precedente sarei comunque soddisfatta perchè l’esperienza che sto facendo è straordinaria.

di Giovanni Botti

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