Cataldo indaga, tra passato e presente. Il nuovo giallo di Guicciardi

Lo scheletro di una ragazza, morta anni prima, emerge improvvisamente durante la ristrutturazione di un edificio abbandonato in zona San Cataldo. Le indagini, molto difficili visto che si tratta di un delitto piuttosto antico, sono affidate al commissario Cataldo, che comincia a ricostruire il passato di quella zona. Pochi giorni dopo, però, un nuovo delitto clamoroso scuote Modena, visto che viene ucciso a colpi di pistola un industriale proprietario di una importante ditta farmaceutica, la Delta. E questa volta l’indagine proietta Cataldo in un mondo contemporaneo, quello dell’alta borghesia cittadina. Inizia così “Un conto aperto con il passato”, il nuovo romanzo giallo del modenese Luigi Guicciardi, come sempre ambientato nella nostra città. “Si tratta della 19ª indagine con protagonista il commissario Cataldo – racconta lo scrittore – un’indagine doppia che affianca passato e presente e che alla fine confluirà in un solo colpevole. Questo perché è proprio vero che i delitti del presente hanno le onde lunghe, cioè affondano le radici in un passato che, quando ritorna, spesso lo fa per essere molto pericoloso”.

L’indagine che affonda le radici nel passato non è una novità per il commissario Cataldo. Diciamo che è un ‘cliché’ ogni tanto utilizzato dai giallisti…
E’ vero, molti grandi giallisti hanno affrontato indagini completamente retrospettive, penso ad esempio ad Agatha Christie con “Il ritratto di Elsa Greer”. Di solito sono gialli difficili, perchè l’indagine rivolta tutta al passato ha spesso un ritmo abbastanza lento. Nel mio caso, sia in questo romanzo che nel precedente esempio (“Senza Rimorso” del 2008), c’è un’indagine che si rivolge all’indietro, ma c’è anche un assassino che, quando si sente il fiato sul collo nell’ombra della sua insospettabilità, riprende ad uccidere. Quindi ci sono due piani di indagine: l’ombra del passato e i delitti del presente che si intrecciano”.

Il commissario Cataldo è un personaggio che, indagine dopo indagine, cambia. Chi è oggi?
“E’ un uomo solo, che è stato lasciato dalla moglie, la quale si è portata via i figli. E’ un uomo che convive male con la sua solitudine. Lo dimostra un episodio iniziale del romanzo, in cui cerca la compagnia di una prostituta proprio perché, a volte, la solitudine diventa insopportabile. Però in lui rimane sempre viva la passione fondamentale per l’indagine, una vera ragione di vita e un motivo per sentirsi meno solo, alla ricerca della verità. Una verità che, alla fine, sfugge a tutti ma non a lui”.

Quella che racconti questa volta è la cosiddetta “Modena bene”. Da cosa hai preso spunto per descriverla?
Sicuramente c’è un po’ di esperienza personale, visto che, in tanti anni di insegnamento al Liceo, ho conosciuto da vicino diverse persone che appartenevano a questa Modena ricca, colta e dei professionisti. Ci sono però nel romanzo anche angoli e location diverse. C’è ad esempio una Modena periferica che non avevo mai trattato prima: quella della zona di San Cataldo, nella quale viene ristrutturato lo stabile dove si scopre lo scheletro della ragazza, o quella che porta a Cognento, via d’Avia Sud ad esempio, dove ho impiantato l’industria farmaceutica di fantasia Delta, che assomiglia però a qualche azienda reale. E ancora ci sono il centro storico, via Tre Re, e la zona di San Faustino, dove avvengono cose importanti per la storia”.

Modena è cambiata dai tempi della prima indagine ad oggi. E’ un cambiamento che emerge nei tuoi Gialli?
Certamente. Rispetto alla prima indagine, a Modena c’è più paura. Paura della microcriminalità, dell’immigrato, del diverso e alcune zone periferiche sono diventate più brutte del solito. Questo ovviamente prima dell’arrivo del Coronavirus, visto che il romanzo è stato scritto circa un anno fa. Diciamo che il modenese è meno presente sui luoghi del delitto e meno disponibile a collaborare con la polizia”.

Hai mai ipotizzato di mandare Cataldo ad indagare in trasferta? Ad esempio in Sicilia visto che lui è di origine siciliana…
Si, prima o poi penso che potrà benissimo capitare. E’ chiaro che il romanzo giallo deve essere essenzialmente realistico e, per farlo, dovrei conoscere molto bene i luoghi in cui andrà ad indagare. La Sicilia, in effetti potrebbe essere un’idea. Lì lui aveva solo la madre, visto che il padre era scomparso molto tempo prima. Anche lei però ora è morta, come si è visto in un romanzo precedente. Potrebbe ad esempio essere chiamato da un vecchio amico. Vedremo”.

Come da tradizione ci anticipi qualcosa sulla prossima indagine?
Si certo. Avrà una location completamente nuova, mai trattata prima, e cioè un convento di suore. Due dipinti di Guido Reni che si credevano perduti, vengono ritrovati, restaurati e donati, per motivi personali del benefattore, a questo convento che io ho posto alla Sacca. In occasione di un evento pubblico, in cui erano presenti anche le autorità cittadine, viene uccisa la vecchia suor Alda, madre superiore del convento e depositaria di tutti i suoi segreti. Cataldo si troverà ad indagare in un mondo per lui nuovo, in cui dovrà muoversi con molta cautela, tra pressioni dall’alto, omertà e segreti”.

di Giovanni Botti

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