Nòna: in dialetto significa nonna, ma non solo. Con nòna, e i modenesi più antichi lo sanno bene, si fa riferimento ad una invincibile sonnolenza, quella spappola che prende quando il bisogno di siesta pisolinica si fa inarrestabile. Da qui, in caso di attacco di assopimento da parte dell’anziana di casa, è possibile imbattersi nella frase ’Nòna, g’het la nòna?!’ intendendo con ciò ‘nonna, hai un sonno bestia?’.
Ma da dove diamine viene questo bizzarro vocabolo canarino? Il termine affonda le sue radici in un’epidemia di encefalite letargica che colpì l’Italia Settentrionale, con focolai in Svizzera e Ungheria, nel 1890, caratterizzata da invincibile sonnolenza che talvolta conduceva addirittura alla morte, epidemia detta appunto Nona. Se varie fonti indicano il Veneto come luogo d’origine, la Treccani invece parla sorprendentemente della provincia di Modena come garullo di nascita del termine, la cui genesi pare scaturisca dalla ‘hora nona, la nona ora che, cominciando a contare le ore del giorno partendo dall’Avemaria delle 6 del mattino, cadeva alle 14’00, ora di probabile torpore.
Ne parlò anche l’astronomo e matematico Francesco Dal Sole nel XVI secolo, del quale avrete sicuramente un sacco di volumi nella vostra libreria. In questo ambito potremo anche parlare di ‘piòmba’, termine forse più preciso che indica la sonnolenza post-taffio, il letargo digestivo, l’assopimento da divano che sulle prime appare come un pisolino ristoratore ma poi si tramuta in una sorta di rigor mortis che può durare ore.
Si immagina che piòmba faccia riferimento al piombo ed alla sua pesantezza, che dopo antipasto, tris di primi, carrello dei bollitos e mastelle di sòpa inglèsa si palesa come se la marùga si ritrovasse un’incudine sul cucuzzolo, in special modo se il banchetto finisce con una classica nociniade. Quando arrivano la nona e la piomba, normalmente si gubbia. A molti uomini, la nòna e la piomba vengono immediatamente dopo l’atto sessuale. Ad alcune donne, anche durante.
di Stefano Piccagliani
