Ciacarare modenese. “Farsi la testa”, ovvero andare dalla parrucchiera

Adesso è tutto un profluvio di ‘tinta’, ‘piega, ‘meches’, ‘hennè’, ma una volta si diceva ‘vado a farmi la testa’. Stop. Anche perché prima di postare, twittare e taggare, si andava a ciozzare dalla parrucchiera, quella rionale, con poche pugnette, il sancta sanctorum del pettegolezzo carburato sfogliando Stop, Oggi, Eva Express e Novella 2000.

Dalla parrucchiera si sbraghirava, ovvero si diffondevano informazioni preziose sulle vite degli altri, con rezdore dalle antenne perennemente ritte in grado di squarciare sia sottili veli di privacy che casseforti a protezione dei vizi privati altrui. Dalla parrucchiera le ciòspe andavano a spargere chiacchiericcio sia su Omar Sharif o Jackie Onassis che sulla paltadòra del secondo piano o sul marito della merciaia ‘che i al sàn tòt c’al pìga…’ (cioè che ‘piega’, ovvero ha delle tendenze), con la maruga sotto al casco per l’asciugatura.

Dalla parrucchiera si riceveva lo stimolo, poi in bugadèra si approfondiva, si andava al garullo della questione. Dalla parrucchiera si organizzavano simposi di indiscrezioni di profondità mai più raggiunta, come mettere nella stessa stanza Mata Hari, J. Edgar Hoover, James Bond e Berija, tutti travestiti da rezdòre vocianti coi bigodi, l’accenno di baffo e i ditoni stritolati nelle decolletè, capaci di sciorinare faldoni di dossiers orali di precisione impressionante su ogni minimo figadinico spostamento d’aria rilevato nelle vicinanze, e non solo.

Chiunque si trovasse nella necessità di raggranellare informazioni utili per casi di divorzio/accensione di mutuo bancario/promozione scolastica/congresso carnale/elezione ad alte cariche dello Stato/fascia di Sindaco o semplicemente per l’antico e irresistibile godimento di farsi gli affari altrui, poteva rivolgersi ad un negozio di parrucchiera qualsiasi e, sapendo giocare bene le proprie carte, ricevere informazioni di nodale importanza utili a perseguire il proprio piano più o meno scellerato: in cambio, naturalmente, avrebbe offerto il proprio petto finendo anch’esso nel mirino della malignità diffamatoria, che notoriamente non guarda in faccia a nessuno, anzi…

 

di Stefano Piccagliani

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