In italiano: inciampare e scivolare. Dato che il dialetto è sempre molto più preciso della lingua nazionale, il verbo strabuccare porta in se’ una certa qualità onomatopeica che rende più efficace il termine in vernacolo di quanto non accada con il pari-grado italiano. Si può infatti immaginare l’incidente, sia da un punto di vista meramente acustico ma anche sotto il profilo emotivo, semplicemente pronunciando con enfasi: strabùcc! con quello ‘stra’ che conferisce un che di eccezionale ed esagerato all’accadimento. Lo strabucco infatti è irto di insidie e spesso si conclude non con la banale caduta bensì con il rovinoso ‘zacco’. Della fantastica capacità dei termini dialettali di evocare con precisione ciò che significano, è testimone anche il termine ‘blisgare’, ancor meglio nella sua forma più barocca ‘sblisgare’ (scivolare) con quello ’sblisg’ serpentino e repentino che rende perfettamente l’idea della perdita di aderenza con il suolo. Lo sblisgo è quindi la scivolata perniciosa, vigliacca a tradimento, ad esempio sopra i marmi che stanno sotto ad alcuni portici della via Emilia centro ove, a seguito di pioggia o neve, si sblisga rischiando lo sbriciolamento dei femori.
Alcuni utilizzano il termine nell’accezione ’sblisgone’ per sottolineare una prodigiosa prova di ignoranza (anche detto ‘sfondone’) o una terrificante figura di merda, come si evince nella frase tipica ‘’Na volta a ièrem in bociòfila ca fèvem un pinàcol con Gibertèin e c’là bumbardòuna ed so muièra…a un zèrt pùnt a sèlta fòra cal focomelic mentèl dal barèsta e al dìs: Gibertèin! Telefono! A gh’è òna c’lat zèrca e l’ha dèt cl’è tò muièra! La muièra ed Gibertèin l’as leva in pè, la tàca a sbraitèr: ’Et dèv dìr a c’là cretèina d’la tò amìga c’lan pòl brìsa sbraghèer i maroun! Sa la cat a la màaaaz!’ Mama mia, a ghera gnù dal fès…al barista l’iva fat un bel blisgòun…’. Nel caso quindi della figuraccia con testimoni, il blisgone sottintende implicitamente che avviene per aver pestato una merda.
