Ciacarare Modenese. Il paradiso segreto dello scapolo: la carbona

Carbona: garçonnierre, appartamentino da scapolo, scannatoio per trapanature carnali da operare in camuffa. Nel caso in cui un maschio vivace si trovi in necessità di un confortevole luogo ove dedicarsi alla ludica attività di ravanare una femmina o altro maschio o ambedue, ecco che, almeno per i più abbienti, scatta la chance di prendere in affitto uno squallido bilocale, di solito strappandolo al mesto destino di accogliere varie decine di esotici clandestini provenienti da bizzarri angoli del globo.

Ricordo di aver sentito per la prima volta questo termine da un mio amico professore universitario quando mi disse ‘Ho preso in affitto una carbona perché in casa con mia madre e mio padre non posso micca portarci delle ciòspe da trafiggere…’. Il fatto che il mio amico avesse una sessacinquina d’anni contribuì a farmi memorizzare in fretta il vocabolo. Per un felice periodo della mia vita ho avuto la fortuna di avere come co-condomino un gioviale calabbrosazzo di mezz’età che stava all’ultimo piano della signorile palazzina timorata di Dio nella quale abitavo. Spesso, ad orari sempre differenti e sovente bislacchi, ello saliva le scale seguendo, come si conviene secondo il Galateo, ondeggianti chiappe femminee di evidenti professioniste dirette, assieme a lui, nella carbona che aveva preso in custodia per trasformarla in postribolo.

Immancabilmente assente alle plumbee riunioni di condominio, egli era comunque il protagonista assoluto delle discussioni tra condomini, in maggioranza umarells e rezdòre dalle esistenze grigio/beige, che si lamentavano delle grida smodate di appagamento delle girls (si sa, solo le professioniste esagerano nell’arte dell’urlo heavy metal) o dei rumori provenienti, soprattutto di notte, dalla carbona del calabro, tanto che non si capiva se il frastuono generato dipendesse dalla virulenza degli accoppiamenti o se ci fosse in corso la ristrutturazione del bagno. Poi, un bel giorno, arrivò la Pula e della carbona del calabbrosazzo rimase solo il ricordo.

 

di Stefano Piccagliani

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