Zaclòne (il dialetto zaclòun): persona di scarsa igiene, sia personale che pubblica. Il zaclòne ha la cura di se’ e del suo habitat che lascia molto a desiderare, è contraddistinto da disordine globale, manca di attenzioni basiche, è impreciso, ha le unghie nere e gli occhi cisposi, odora di ormone ovino e slavina forfora dalla marùga, ha la ricotta tra i denti e in altre recondite parti del corpo. Il zaclòne butta su. Ha l’automobile inagibile per il troppo rusco accumulato, cruscotti invasi da muschi, vecchi giornali di donne nude inzaccherati, lattine di Peroni schiacciate, rimasugli di Chicken McNuggets sui tappetini, goldoni scaduti vaganti, cartoni di tavernello come spegni-paglie, santini raggrumati, sfortunate ricevute del lotto appallottolate, pellicine e caccole sul volante, acari grossi come nutrie allo stato brado, chiazze di peti dall’esito solido sui sedili. Spesso si scaracchia il bolo bronchiale nel fazzoletto che poi rimette in tasca. Il zaclòne può essere lindo e profumato ma profondere zacloneria in altri ambiti comportamentali, come esemplifica la frase ‘Lui là a suonare la chitarra è un zaclòne’ o ‘Nel tale ristopizza i camarri sono zaclòni’, sottolineature di lacunosa approssimazione nello svolgere la propria mansione. In questo senso zaclòne è sinonimo di cialtrone o pasticcione.
Non va confuso con lo spurcaciòun, perché se è vero che con lo zaclòne condivide la sudiceria globale, lo spurcaciòun ha problemi di scriteriata obbedienza a sconvenevoli impulsi genitali. Ad esempio la zaclòuna è una donna disinteressata alla mondezza di se’ e del suo sciatto focolare, mentre la spurcaciòuna è più una donna di irrefrenabile vivacità erotica e conseguente decadenza morale, doti che spettacolarizza mostrando varie sue parti molli, spesso maestra nell’arte della maciulla-famiglie e del furto con scasso di fidanzato messo in atto grazie ai suoi funambolismi ninfomaniacali. Prospettive professionali per la spurcaciòuna: webcam girl o puledra scuderia Siffredi. Per lo spurcaciòun: marito-manager. Per il zaclòne: nessuna.
di Stefano Piccagliani
