Ciacarare Modenese. L’età in cui si entra nel mondo adulto: al svilupèin

Svilupèin: in italiano sviluppino, vedi sviluppo pre-adolescenziale, pubertà. Fase di procella ormonal-struttural-sessual che coincide con l’ingresso nel mondo degli adulti, in ambito maschile solo da un punto di vista fisico (per quello che riguarda il punto di vista mentale bisognerà attendere ancora una trentina di anni). Se la donna attraversa tale guado con smaliziato agio, più delicata si presenta la bazza per gli ometti. Si tratta infatti di una fase in cui appaiono, con notevole virulenza, cambiamenti morfologici e comportamentali dovuti alla formazione dei cosiddetti ‘caratteri sessuali primari’, prova ne sono le mutazioni repentine del tono di voce (all’inizio della fase il maschio presenta una ‘vuslèina’ alla Sandro Mazzola o Stefano Accorsi), poi seguono i nuovi inediti miasmi corporali (risolvibili con una più accorta attenzione alla deodorazione) e la tendenza a torturarsi la periferica rosa da mane a sera (e qui l’umanità non ha ancora trovato un rimedio).

La Natura infatti, nella sua scriteriata mancanza di decenza, con lo sviluppino gioca un tiro mancino: organizza l’apice della vis erotica dell’individuo intorno ai suoi 16 anni di età, quando quest’ultimo è capace, come molti di noi matusa ricorderanno, di intrattenersi in interi pomeriggi dedicati al ballo lento con giovani puledrine (leggi ‘ballo della scopa’) sperimentando 4 o 5 ore consecutive di invincibile erezione, trionfo carnaceo che non riuscirà mai più a provare in vita. Purtroppo la nostra società penalizza brutalmente questa primavera di esplosivo turgore: per ragioni bizzarre, viviamo infatti in un contesto sociale che rema contro, all’insegna del ’spèta bèin a pucèr al biscòt che t’è ancàra un ragazòl’, mentre dall’altra parte promuove in maniera indefessa l’inzuppo geriatrico (‘il sesso a 80 anni è bellissimo! L’amore non ha età!’). Questo ci rende nevrotici spettatori dell’eterno duello tra Natura e Cultura, un paradosso insoluto che comincia pressapoco durante il mitologico sviluppino, per non terminare mai più.

di Stefano Piccagliani

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