Ciacaràre Modenese. Quando il corpo va per i fatti suoi: il simiòt

Simiòt: scimmiotto (vedi malattia del scimmiotto). Forma di distrofia infantile che, in anni in cui la medicina accademica veniva davvero rispettata al contrario delle ciarlatanerie moderne, si credeva risolvibile inserendo tre volte un cinno in un forno tiepido (?!) pronunciando il rituale mantra ‘A t’infòren e a’t desfòren che al simiòt al resta in dal fòren’. Si ignora se a seguito del rituale il prodigio riuscisse o meno, ma il grazioso termine ha attecchito rimanendo nel lingo gialloblù fino ai giorni nostri. Naturalmente il cinico sarcasmo popolare ha inteso appropriarsi della parola per indicare tutti quegli umani dotati di comico o scimmiesco modo di camminare o contorto body language, ad esempio in ambito danzereccio (‘Quando’ a vàgh a balèr in polisportiva a gh’è sèimper la muièra ed Gibertèin c’la se sdàsa c’la per c’la gàpia al simiòt’) o atletico (‘Al terzèin dal Mòdna s’al g’ha da marchèr strècch agh vìn al simiòt’), erotico (‘La muièra ed Gibertèin la s’rà ànch ‘na baiadera, ma i m’an dètt che stl’incantòun atàch al mùr la tàca a urlèr e agh vìn al simiòt…’) o artistico (Al giòren d’incò per televisiòun a gh’è solo di cantànt nègher ch’is mòven come quànd ùn al g’hà al simiòt…’).

Recente caso di simiòt che ha colpito me medesimo, un orrorificante prelievo di plasma nei policromi ambulatori del severo Ospedale Estense, col simiòt provocato dalla mia personale idiosincrasia nei confronti della barbara pratica degna di Stephen King. In coda per quarantacinque minuti buoni, tra caleidoscopici strangers, anziani e vocianti pescivendole napoletane, data l’indicibile tensione il mio corpo si è prodotto in un simiòt di pregevole fattura quasi vi fosse in sottofondo Saint Tropez Twist di Giuseppe Di Capri in arte Peppino. Non appena seduto sulla sedia del supplizio, il simiòt è addirittura peggiorato, nonostante i premurosi inviti alla calma dell’infermiera preposta, tra l’altro lettrice di questa rubrica, alla quale mi sento di dedicare affettuosamente il mio incontrollabile simiòt.

di Stefano Piccagliani

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