Ciacarare Modenese. Quando si assume qualcosa di speciale: el guzlèini

Guzlèini, in italiano ‘goccine’. Naturalmente non stiamo disquisendo di goccine di rugiada posate sui petali dei gerani in balcone, ma affrontiamo qui un fondamentale tema che riguarda la salute di noi sperduti viandanti in questa valle di lagrime. Se sentire parlare di gocce porta la mente al banale collirio o a soluzioni per la tosse o raffreddore, diverso è il caso in cui ci si trovi di fronte al diminutivo, con intento, vezzeggiativo, ‘guzlèini’. La mia esperienza di uomo della strada abituato a frequentare le più recondite pieghe della società, mi ha infatti insegnato a discernere tra le due forme dello stesso vocabolo: le goccine indicano infatti il variegato universo delle benzodiazepine, dei calmanti, degli ansiolitici, dello psicofarmaco insomma, fenomeno in espansione esponenziale tenuto a bada soltanto dalle mariegiovanne e dagli spinelli di origine moresca. ‘Perché èt axè inculèinta incò? Gh’èt al marchés? E dìr che t’è tòlt el guzlèini…’ questo è il tono medio di certi discorsi captati dal braghiròli che vive dentro me nelle situazioni più varie, dalla coda in rosticceria agli omarini con rezdora in attesa del proprio turno al Caf. Si tratta quindi di una specie di allegro codice cifrato, che permette di non precisare la reale natura del tipo di farmaco assunto che, grazie allo scanzonato vezzeggiativo, acquista sfumature divertenti e maliziosamente spensierate.

Naturalmente nel caso si tratti di compresse si può anche trovare la variante ‘pastiglièina’ o ‘pastigliàta’, anche se con quest’ultima si intende di solito la compressa per tenere a bada la pressione arteriosa (‘Dàt ‘na calmèda, scleròtic…altrimènti la pastigliàta l’an còunta un càz’). Del resto, l’utilizzo del vezzeggiativo/diminutivo da sempre caratterizza la volontà di sdrammatizzare l’intera patologia a causa della quale si assumono farmaci o si intraprendono percorsi di attenzione sanitaria (‘Stasera ti faccio un bel minestrone con l’olio a crudo e poi facciamo un bel clisterino, così domani vai come un treno‘).

di Stefano Piccagliani

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