Ciacaràre modenese, tipici idiomi canarini: la pitòca

Pitocca: (pron. pitòca); Sostantivo riferito a esemplari di donna lamentosa e petulante, mono-dimensionale e priva di attrattiva alcuna (vedi anche piva). Il termine può venir buono anche per maschi con le stesse caratteristiche uggiose, specie se caratterizzati da latente effeminatezza (nòfia pitòca). Esempio di frase di uso colloquiale : ‘St’istè a sàm andé in vilegiatùra in un villaggio Valatùr. A gh’ era nòsc anch Rovàti con so muièra…na pitòoooocaaa…’. Con la sua semplice presenza in un convivio qualsiasi, la pitocca è in grado di smineralizzare ogni molecola di joie de vivre presente nell’aria seminando lagnanze, dispensando maldicenze, elargendo meschinità allo scopo di attirare attenzione sulla sua presunta miserrima condizione di vittima. La ‘pitocca’ riesce, sorprendentemente, ad accoppiarsi, quando s’imbatte in un maschio dedito all’auto-macerazione gonadica di derivazione masochistica detta ‘Sindrome dell’aggiustamento della magagna altrui’, fallimentare nevrosi che spinge molti nostri simili a spendere intere esistenze nello sforzo di accomodare insostenibili caratteristiche scassaminchia del partner. La pitocca è quindi un ‘cilicio umano’ dalle funzioni penitenziali: il fine del Calvario è la conquista del Regno dei Cieli (tafazzismo erotico). La ‘pitocca’ è spesso impegnata nell’irrorazione di velenosa bile nei confronti delle altre donne, capace com’è di alitare calunnie gratuite allo scopo di incolpare la positività altrui del proprio misero stato esistenziale. L’impitocchirsi della pitocca aumenta in modo esponenziale col passare degli anni. Per un perverso gioco di psico-depravazione, la pitocca può rivelarsi una trombata interessante (‘adèsa at fagh tasèr mè…’), ma le conseguenze sono letali. Il meccanismo è ben spiegato dalla celeberrima storia di Socrate, uomo di brillantezza assoluta nonché finissima mente filosofica, che in barba ad ogni basica logica decise di impalmare una stracciamaroni come Santippe (detta la megapitocca μεγαπιτοκκα). E se Socrate era l’uomo più intelligente di tutti, figuratevi gli altri.

Di Stefano Piccagliani

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