Ciacarare Modenese: un soggetto da temere come la peste, la résca

Résca: persona di micragnosa avarizia (vedi anche braccino corto o semplicemente braccino). La résca prende il nome dalle spine del pesce già spolpato, a sottolineare un atteggiamento di scheletrica prodigalità nei confronti del prossimo e di se stesso. La résca gode genitalmente nel risparmiare, si produce in polluzioni umidicce nei boxer quando riesce ad economizzare. E’ anche maestra nel riutilizzo, nel riciclo del non riciclabile, nello sfruttamento del borsellino altrui. La résca è strategica quando si va in pizzeria in quanto ordina antipastino e minerale in caso di conti separati, mentre va via tranquilla di spago allo scoglio e fiorentina se sa che si farà alla romana.

La résca riesce ad ottimizzare su tutto. La résca tiene il cellophane sulle sedie del salotto per decenni, ti offre dei Mandarinetti scaduti nel ’79 in quanto ereditati dai genitori già decomposti, ha la casa nuda di libri, giornali, dischi. La résca è piena di soldi ma vive come se non ne avesse. Orribile andare in vacanza con una résca nel gruppo, riuscirà a succhiare tutta l’energia positiva dall’ameno divertimento. I bar e i ristoranti saranno sempre troppo cari (’ragazzi, qui ci pelano…cosa? una pizza 10 euro? neanche per sogno…ragazzi, questo mi sembra troppo caro…) le costanti lamentele sui prezzi degli svaghi, la refrattarietà nei confronti del sacrosanto scialaquìo vacanziero si rivelerà una ragade nell’ano per tutta la truppa.

La résca, se deve offrire, attende paziente la giusta occasione, ad esempio un distributore automatico di fruttini in doposcuola parrocchiale, a prezzo abbassato. Condizione miserrima è quella della morosa della résca, abituata ad un tenore di vita inferiore, per agio e sfoggio, a quello di un carmelitano scalzo in Biafra. La résca in fondo è un mistico che indossa volontariamente un penitenziale cilicio di ristrettezze oggettivamente dolorose che però, in lui medesimo, generano estasi. La résca ha un autocontrollo straordinario, ad esempio non caga per settimane per non tirare l’acqua.

di Stefano Piccagliani

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