Ciacarare modenese: viaggio nell’idioma gialloblu, la ghega

Ghega: termine dalla triplice funzione semantica in uso soprattutto nel calcio lofi-amatoriale. E’ la cannonata o in porta o in faccia (esempio colloquiale: ‘L’ala era in opsey ma quando è ‘rivàto davanti al tersìno gli ha fatto un pàso doble che l’ha messo incinta. Poi ha mollato ‘na ghega nel sette là dove si nascondono i nemici dell’igiene). Sinonimi in ambito calcistico possono essere ‘lecca’, ‘canella’ e ‘sibiolo’, anche se quest’ultimo termine si riferisce a tiro di tipo missilistico con spostamento d’aria e pallone che si ovalizza come nei cartoni nippo. Temuta è la ‘ghega nei maroni’, frequente nel calcetto, gioco che consiste principalmente nell’ appassionante pratica del tirarsi addosso micidiali gheghe da pochi centimetri.

Quando la g. esce dal limitante ambito calcistico, può riferirsi a invalidanti sentimenti amorosi per una irraggiungibile donna, vuoi per la sua dolcezza e femminile grazia vuoi per le angurie sotto forma di tette che ella può trasportare (esempio letterario: Vamolà che al povèr Dante l’ìva ciapè ‘na bèla ghega per Beatrice’). La g. in questo caso sottolinea l’obnubilazione romantica, l’effetto del cervello divorato dalla passione amorosa che si trasforma in nugolo di tafani ronzanti (esempio: Gibertèin l’ha ciapè ‘na ghega per ’n’ex balarèina dal Sìlling c’la smès ed lavurèr, al s’è divìs da so muièra e adèsa al gìra in cèinter con al risvultèin in del brègh). Come sinonimo si può trovare scuffia.

L’utilizzo del poliedrico termine non si ferma certo qui: con g. si definisce anche l’ubriacatura molesta, sovente triste e malinconica, che si lega al significato calcistico per la virulenza delle conseguenze a quello romantico per la perdita del controllo del se’. E’ noto che, presso il mondo maschile, l’incondizionato amore cortese di stampo stilnovista per una fanciulla e le difficoltà di approdo alle angurie di cui sopra, spesso si rivela un viatico per l’alcolismo, quindi si finisce per ‘andare in ghega in quanto in ghega’, ovvero si affoga nel liquore per non annegar d’ amore.

 

di Stefano Piccagliani

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