Cinema: “La vita possibile” di I. De Matteo

In programmazione all’Astra Multisala.

Un film che non va da nessuna parte, ma “che se ci andasse sarebbe meglio, così ne verrebbe impedita la visione agli spettatori” (M.F.). Non basta scegliere un tema – ahinoi – d’attualità come quello della violenza sulle donne in ambito domestico e della ricaduta che questa può avere sui figli della coppia, quando poi si spreca in maniera così deludente l’occasione, arrivando a confezionare – come fa De Matteo, anche sceneggiatore – un film insipido e soprattutto mortalmente noioso e banale. Oltretutto non gli si può perdonare di avere sprecato attori come Valeria Golino (il cui personaggio ad un certo punto sparisce letteralmente dal film), lo svizzero Bruno Todeschini e anche Margherita Buy (qui assolutamente fuori parte).

La storia di Anna, che da Roma, dopo l’ennesima scenata di gelosia con botte da parte del marito, fugge a Torino dall’amica Carla trascinandosi dietro il figlio tredicenne Valerio (il 14enne Andrea Pittorino, lui davvero bravo), non decolla mai. E il posticcio ‘lieto fine’ arriva poco prima della fine, in modo inspiegabile. Problemi enormi di scrittura, la regia è comunque dignitosa. Shirley Bassey canta la meravigliosa canzone dei titoli di coda.

di Gianluigi Lanza

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