Cinema, recensione di Glass: quando il cinecomic incontra il thriller

TITOLO: GLASS

REGIA: M. Night Shyamalan

INTERPRETI PRINCIPALI: James McAvoy, Bruce Willis, Samuel L. Jackson, Anya Taylor-Joy, Sarah Paulson

DURATA: 2h 9′

Il terzo capitolo della trilogia che Shyamalan cominiciò nel 2000 con Unbreakable e continuò nel 2016 con il notevole Split giunge finalmente alla sua conclusione. In questa pellicola ritroviamo i tre protagonisti della saga (Mister Glass/Jackson, Il Sorvegliante/Willis e l’Orda/McAvoy) rinchiusi in un manicomio. La dottoressa Ellie Staple ha tre giorni di tempo per convincerli che in realtà sono persone “normali”, che credono di avere super-poteri. L’idea di base è intrigante, perché l’intreccio narrativo si sviluppa proprio come se fosse un fumetto: lo scontro iniziale tra i due protagonisti, l’antagonista prende il sopravvento mettendo in discussione le certezze sia dei personaggi che del pubblico, lo “showdown” ovvero la battaglia finale con annesso colpo di scena della mente suprema. Sembra dunque che il regista indiano abbia voluto rendere omaggio a questo genere regalandoci la sua particolare versione del cinecomic. Il risultato finale, però, può far storcere il naso per diversi motivi, come i combattimenti troppo banali e poco caratterizzati, la recitazione piatta e mono-espressiva di Bruce Willis e l’uso eccessivo della musica per enfatizzare i lunghi primi piani. Per questo motivo Glass è dunque più simile ad Unbreakable che a Split. Da sottolineare, invece, la prova di McAvoy, ancora una volta bravissimo a calarsi nei molteplici e fragili panni di Kevin Wendell Crumb. Nonostante questo manca però l’elemento che ha sempre caratterizzato le prime opere di Shyamalan: la suspense

 

CONSIGLIATO: agli amanti dei fumetti e ai fans di Shyamalan

CURIOSITA’: lo stesso regista appare in un piccolo cameo ad inizio film, come ormai sua abitudine.

IN PROGRAMMAZIONE: Cinema Victoria.

 

di Mattia Amaduzzi

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