Dischi: la “rivoluzione gentile” di Paul Weller

Paul Weller – “A Kind Revolution”

A quasi 60 anni e con una carriera alle spalle ormai quarantennale, Paul Weller continua a produrre dischi con regolarità e sempre all’insegna della qualità. A due anni dal più che dignitoso “Saturn Pattern”, che rappresentava un ritorno su binari più battuti dopo lo sperimentalismo di “Sonik Kicks”, l’ex leader di Jam e Style Council si ripresenta con un album vario e omogeneo al tempo stesso, in cui non manca un pizzico di sperimentazione, ma senza mai esagerare. Un gran bel disco questo “A Kind of Revolution”, che vede Weller, la cui voce anno dopo anno migliora in espressività, passare con estrema naturalezza dal classico soul bianco al rock, dal funky al brit-pop, dal folk alla psichedelia. Due gli ospiti del progetto, decisamente diversi tra di loro: il padre del Canterbury Sound, Robert Wyatt, che arricchisce con la sua voce “She Moves with the Fayre”, un funky semisperimentale di grande fascino, e il redivivo Boy George, che affianca il Modfather nella lunga e sinuosa “One Tear”. Da segnalare anche l’iniziale “Woo Sè Mama”, brano rock di grande presa, e le delicate soul ballads “Long Long Road” e “The Cranes are Back”. Un album non certo immediato, ma che cresce ascolto dopo ascolto.

di Giovanni Botti

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