Gli “Ultimi Analogici” del 1980, nel romanzo di Targi

Una compagnia di adolescenti che vive importanti fasi di maturazione in un anno particolarmente significativo della nostra storia, il 1980, con avvenimenti epocali, dalla strage di Bologna all’avvento dell’eroina in città, a scorrere come un fiume sotterraneo che a volte li sfiora altre li investe. Sono loro i protagonisti di “Ultimi Analogici”, il romanzo pubblicato per Artestampa da Marcello Parmeggiani, meglio conosciuto come Targi. “Avevo questa storia nel cassetto e l’idea iniziale non era di ambientarla specificamente nel 1980”, racconta l’autore. “Poi, collaborando con i famigliari delle vittime della strage del 2 agosto 1980, ho voluto andare un po’ a scavare per mia curiosità e mettere in fila tutte le cose che erano successe quell’anno, molte delle quali davvero segnanti per il nostro paese, ma anche per la nostra regione. Quindi ho deciso di dare forma a un gruppo di ragazzi di 16 anni che vivono un periodo di passaggio interiore all’ombra di una serie di eventi così significativi, nel bene o nel male”.

Eventi da cui quindi vengono in qualche modo influenzati?
Diciamo più che altro che la loro storia si interseca con quegli avvenimenti. Del resto la strage di Bologna, per la nostra generazione, quella dei 50enni, è una sorta di 11 Settembre. Noi sappiamo benissimo dove eravamo e con chi in quel preciso momento. La stessa cosa vale per Ustica, il cui aereo partiva sempre da Bologna e che precipitò il 27 giugno dell’80, curiosamente la notte in cui Bob Marley tenne a Milano un concerto rimasto memorabile. E’ ovvio che a 16 anni certe vicende ti toccano, ma hai anche altre cose a cui pensare, la scuola, fare la corte a una ragazzina e così via. Io ho voluto fotografare un particolare momento dell’adolescenza vissuto in un anno molto significativo della nostra storia.

“Ultimi analogici” è il tuo primo libro?
No, in realtà ne avevo scritto un’altro circa una ventina di anni fa, quando lavoravo alla redazione di Comix. Si intitolava “Beep!” ed era un saggio sulle segreterie telefoniche. Lo scrissi basandomi sui messaggi notturni lasciati dai lettori sulla segreteria del giornale. Radio Dee Jay poi sposò l’iniziativa e la cosa bella e brutta al tempo stesso è il fatto che, nel giro di un anno, la segreteria telefonica fu soppiantata dai cellulari. Quindi quello è stato, forse, il primo e ultimo saggio su questo argomento.

Il personaggio del Tiepido è la voce narrante del racconto. Nel nome c’è qualche riferimento al fiume?
Simbolicamente si, è un omaggio al torrente che arriva dalla provincia e sfocia in città e di conseguenza alla vita di provincia e a tutto quello che ha portato a Modena dal punto di vista della musica, della cultura e di tanto altro. Ma soprattutto è riferito a un ragazzo che, come tanti a 16 anni, non capisce ancora il suo vero carattere. E’ soprannominato il Tiepido perché è il diplomatico della situazione, quello che viene chiamato a fare da pacere.

Che Modena era quella del 1980?
Era una Modena vivissima, così come lo era tutta l’Emilia Romagna. C’erano mostre e iniziative di ogni genere e c’era tantissima musica, era più la gente che suonava che quella che non lo faceva. Ma c’era anche l’eroina, un fenomeno esploso in città ricche come Modena e Verona proprio in quegli anni e che i protagonisti del romanzo vivono molto da vicino, visto che uno di loro finisce male. Gli altri lo osservano e lo perdono di vista, un po’ come succedeva spesso in queste situazioni.

Perché hai scelto il titolo “Ultimi Analogici”?
Perché ho voluto, anche romanticamente, fotografare l’ultima generazione che viveva per strada, che si lasciava i messaggi sotto i tergicristalli delle macchine e che era in grado di inventarsi la giornata o la serata senza disperarsi perché non arrivava, sul cellulare, il messaggio dell’amico o del gruppo. Nel 1980, tra l’altro, compare nei bar lo Space Invaders, il primo giochino elettronico, che va ad affiancarsi e a sostituire i flipper e i calcio balilla che c’erano prima. E questo, in tal senso, è un altro fatto molto significativo.

C’è qualcosa di autobiografico in questa storia e in questi personaggi?
Beh si, c’è qualcosa di me un po’ in un personaggio e un po’ in un altro. Ma soprattutto ci sono storie e posti reali. C’è la Villa d’oro e tutto il panorama della pallavolo, ci sono gli ultras del calcio e ci sono personaggi che ai tempi a Modena si incontravano facilmente, da Vasco Rossi a Enzo Ferrari, che noi rischiammo di mettere sotto col motorino trovandoci puntate contro le pistole delle sue guardie del corpo.

Secondo te c’è anche un po’ di nostalgia?
In realtà poca, anzi ho cercato proprio di tenermene lontano. E’ semplicemente una storia di 40 anni fa ambientata a Modena.

Hai in programma qualche presentazione?
Si, ne ho già fatte tantissime. Le prossime sono l’11 gennaio al circolo Trame in via Borelli e il 22 gennaio alla biblioteca di Nonantola.

 

(GB)

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