Il Parmigiano Reggiano e i dazi: il commento del Presidente del Consorzio

Lo aveva detto e lo ha fatto. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha introdotto nuovi dazi su vari prodotti di provenienza europea, colpendo duramente anche il Made in Italy. Tra i prodotti più colpiti c’è il Parmigiano Reggiano, per il quale la tariffa passa da 2,15 a circa 6 dollari al chilo. Un consumatore americano arriverà, quindi, a pagare un chilo di Parmigiano oltre 45 dollari contro i 40 attuali. Al presidente del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, abbiamo chiesto un commento alla scelta protezionista messa in atto da Trump. “Siamo amareggiati, perché si va a colpire ingiustamente uno dei settori più forti della nostra economia. L’Italia, che non c’entra nulla con il consorzio Airbus, di cui fanno parte la Francia, la Germania, la Spagna e il Regno Unito, si trova a pagare una bolletta veramente insensata”.

Quali sono i numeri dell’export verso gli Stati Uniti? Riusciamo a quantificare il danno che subirà il settore?
Nel 2018 (ultima rilevazione disponibile) la produzione di Parmigiano Reggiano è stata pari a 3,7 milioni di forme, circa 148 mila tonnellate. L’Italia rappresenta oggi il 60% del mercato, contro una quota export del 40% (+5,5% di crescita a volume rispetto all’anno precedente). La Francia è il primo mercato (11.333 tonnellate), seguito da USA (10.439 tonnellate), Germania (9.471 tonnellate), Regno Unito (6.940 tonnellate) e Canada (3.030 tonnellate).

Come può difendersi il nostro paese e in particolare tutta la filiera del Parmigiano?
Il mercato estero diventa sempre più importante, nel 2018 abbiamo infatti superato la quota record del 40%, uno sviluppo incredibile se pensiamo che solo cinque anni fa l’export era pari al 34%. Il Consorzio sta investendo un budget significativo, oltre 24 milioni di euro, per promuovere la Dop in Italia e all’estero, con alcuni focus specifici su nuove aree vocate al consumo del nostro formaggio, ad esempio gli Emirati Arabi, nei quali abbiamo lanciato una campagna di comunicazione per raccontare al consumatore quali sono le differenze tra il ‘vero’ Parmigiano Reggiano e il fake parmesan. E anche verso la Cina dove sono previsti investimenti nei prossimi anni.

Leggo che avete chiesto l’intervento dell’Europa, vuole spiegarci i dettagli di questa richiesta? E dal nostro governo, invece, cosa si aspettano il Consorzio e la filiera?
Ci siamo appellati alle autorità italiane ed europee perché è indispensabile elaborare un piano di intervento straordinario, serve un sostegno per assorbire il colpo rilanciando azioni di sviluppo, per evitare che gli effetti dei dazi diventino traumatici per la nostra filiera. Chiediamo l’aiuto e il sostegno del Governo e dell’Unione Europea, sia per riallocare il prodotto che non verrà venduto negli USA, sia per le spese legali che continuiamo a sostenere per difendere le Dop dagli attacchi delle multinazionali che vogliono mettere le mani sul business dei prodotti a indicazione geografica. Poco prima dell’entrata in vigore dei dazi, un documento della National Milk Producers Federation (l’Associazione dei produttori di latte che produce più dei due terzi del latte americano) ha reso esplicita la volontà del Governo Americano di fare guerra alle indicazioni Geografiche Europee.

Parlando di export, il pensiero corre ai tanti tentativi di imitazione del Parmigiano. Facciamo un punto della situazione?
Il Consorzio del Parmigiano Reggiano stima che il giro d’affari del falso parmesan fuori Unione Europea (dal parmesao brasiliano al reggianito argentino e al parmesan diffuso ovunque) sia di 2 miliardi di €, circa 200mila tonnellate, 15 volte il volume del Parmigiano Reggiano esportato. Nel 2008, la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che solo il formaggio Parmigiano Reggiano DOP possa essere venduto con la denominazione “parmesan” in Europa. Questa è stata una vittoria anche per i consumatori, per la forte garanzia di tracciabilità e la tutela da denominazioni fuorvianti. Le leggi UE che proteggono il Parmigiano Reggiano, però, non valgono nel resto del mondo, aprendo la porta a usi non corretti del termine e a formaggi contraffatti.

Altro che vuole aggiungere?
Il Consorzio vuole dimostrare che il termine “parmesan” evoca la denominazione del Parmigiano Reggiano e che usarlo per formaggi non conformi viola la nostra Denominazione d’Origine Protetta. Il Parmigiano Reggiano può essere prodotto solo in Italia: è una creazione di questa terra, del know-how della nostra gente. Nulla è cambiato in nove secoli. I 2/3 dei consumatori statunitensi, lo rivela un’indagine del Consorzio, sono ingannati dal termine “parmesan”: per il 66% di loro il termine non è generico, ma identifica un formaggio a pasta dura con una precisa provenienza che, per il 90% degli intervistati, è l’Italia.

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