La mia vita con la musica: l’intervista di Vivo a Mirella Freni

In occasione della scomparsa di Mirella Freni, vi riproponiamo un’intervista rilasciata dalla grande soprano modenese al nostro Francesco Rossetti, pubblicata sulle colonne di Vivo Modena il 13 ottobre 2010.

 

Modenese, fiera di esserlo, come il fratello di scena e di canto Luciano Pavarotti, Mirella Freni è una leggenda della lirica, eppure al telefono trasmette un’energia alla mano, quasi familiare. Risponde alle domande in modo semplice e diretto, con giovialità e precisione. Da qualche settimana, nei negozi di dischi, è uscito un cofanetto con tre dvd a lei dedicato. “Ah sì – risponde la Freni – non lo sapevo, davvero. Il fatto è che sono sempre in giro e non seguo le uscite discografiche. E non mi ascolto mai. Preferisco ascoltare gli altri”. 

Quest’anno è stato pieno di celebrazioni?
E’ vero, mi invitano spesso per premiarmi. Non sono un amante dei premi ma qualche volta accetto. Il prossimo 8 novembre sarò al Gran Teatre de Liceu di Barcellona.

La sua carriera è un miracolo di longevità! Qual è il segreto?
Conoscevo il mio strumento. Fin da piccola avevo un’attitudine naturale al canto. Era così preziosa per me questa facilità di cantare che ho voluto studiarla a fondo. Nel tempo ho conquistato una consapevolezza, che mi ha portato a oltre 50 anni di carriera.

Quali doti deve avere un cantante?
Prima di tutto la voce, ma non basta. Serve una buona testa per tenere insieme tutto e una sensibilità, una ricchezza umana. Bisogna sentire qualcosa dentro. Quando ti avvicini a una parte ti ci devi immaginare, sentirla dentro, vivere quelle emozioni.

Insegnare musica le piace?
Molto. La musica mi ha sempre procurato una gioia profonda. Sono attentissima. Il fatto è che tutti hanno fretta, vorrebbero calcare subito la Scala. Io li riprendo e loro magari si lamentano perché “la Freni li frena”.

Quali consigli per una carriera?
E’ un percorso difficile perché qui non hai lo strumento come i musicisti, vai a sensazione.

La identificano in tutto il mondo con la Mimì della Bohème?
Sì, ogni tanto spunta un critico che non conosco che mi definisce la Mimì del secolo. Forse tutto è dovuto a quel gran successo alla Scala, con Karajan, la regia di Zeffirelli. Era il ‘63, avevo solo 27 anni. Che dire, devo aver cantato proprio bene! Lei ha viaggiato molto.

C’è un posto che le è rimasto nel cuore?
Mi creda, dovunque andassi, rimanevo legata a Modena, qui mi trovo bene, ho conservato le mie amicizie.

Modena oggi, come la vede?
La città va avanti, a me piace molto ancora.

Ci passa mai davanti all’ex Manifattura Tabacchi?
Le rispondo con una battuta: forse io e Luciano abbiamo avuto in dono le voci perché da piccoli abbiamo respirato tabacco.

Con Pavarotti siete cresciuti insieme…

Abbiamo preso il latte dalla stessa signora. Qualcuno dice che fosse extra latte, che è per questo che siamo diventati bravi. E allora, dico io, com’è che il figlio di quella signora non è diventato Caruso? Del resto Luciano mi diceva “Lascia che dicano”.

Insieme avete fatto molti duetti?
Le nostre voci si sposavano bene. Abbiamo avuto la fortuna di essere proprio un soprano e un tenore, e non, per esempio, un basso e un mezzo soprano, con tutto il rispetto per quei cantanti. E non abbiamo mai smesso di sentirci. Con due personalità diverse, ma in fondo due “stupidoni”, e guardi che strada abbiamo fatto tutti e due! Posso chiederle cosa guarda in tv? Confesso che mi piace il football. Era il nostro gioco da ragazzi, nel rione. Ricordo che a undici – dodici anni, mettemmo dentro una busta i bigliettini e ognuno pescò una squadra da tifare: a me capitò il Milan.

Lei ha anche un profilo su myspace, lo sa?
No, l’avrà fatto qualcun altro. Non amo la tecnologia, non ho più neanche il fax, l’ho regalato a mia sorella. E’ che voglio stare con la mia testa.

 

di Francesco Rossetti

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