Nostalgia Canaglia: l’era di Stephen Schlaks

Un trentennio prima del sottofondismo intellettualoide di alcuni moderni prodigi della tappezzeria pianistica quali il torvo Einaudi, il poliedrico Bollani e soprattutto il furbissimo cioccapiatti Allevi, per spruzzare nell’aria di casa un po’ di deodorante musicale, o per aromatizzare la macchina con un arbre magique sonoro, ecco che a metà degli anni ’70 scoppiò il fenomeno Stephen Schlaks, uno smorto pianista americano con la faccia da dipendente del Terracielo che magicamente arrivò a Milano, strappò un contratto e diventò una star. L’etichetta che gli diede fiducia era la Baby Records, scuderia che ha regalato al mondo pure Pupo, i F.lli La Bionda, Jocelyn, Den Arrow, Gazebo e il Rondò Veneziano e che perciò avrebbe meritato una Norimberga tutta sua. Per la Baby Stephen è il nuovo Burt Bacharach e l’operazione funzia da Zeus visto che in breve tempo dalle autoradio e dai giradischi degli italiani cominciano a venir diffuse le sbrodolature classicheggianti di Stephen, melodiosi sottofondi adatti per leggerci sopra l’oroscopo in TV o per sonorizzarci l’acquario coi pesci tropicali morti annegati.

E’ il trionfo della musica che piace a coloro a cui non piace la musica, un tempo protagonista della filodiffusione, carta da parati a tinte sbiadite nata e fruita solo per riempire il silenzio e nulla più. Nel giro di poco tempo questa nuova impalpabile essenza da appartamento produsse altri indimenticabili protagonisti, come il francese frangettone Richard Clayderman, con le sue covers al bromuro di brani già noti, o l’immenso James Last con la sua faccia da mastrobirraio del Kaiser e la sua orchestra capace di fare a Puccini, Mozart o ai Beatles quello che la Germania aveva fatto alla Polonia. Qualche tempo dopo, con l’arrivo del CD e della fighissima New Age, il successo di Stephen e Richard comincerà a declinare, e a loro si sostituiranno virtuosi americani o europei capaci di tappezzerie ben più raffinate e complesse. Ma quanta nostalgia per la vecchia carta da parati…

di Stefano Piccagliani
(Pubblicato sul Vivo del 21 novembre 2012)

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