Quando la realtà supera la fantasia: Cristiana Minelli presenta il suo nuovo libro

Questa non me la bevo. L’almanacco delle news talmente vere che sembrano fake” è il nuovo libro di Cristiana Minelli, modenese che si occupa di comunicazione, ha collaborato a Comix, cura una rubrica di costume su un quotidiano locale e dirige la rivista “Manzini Magazine”. Il libro verrà presentato venerdì 29 novembre alle 18.30 da Emily Bookshop (Via Fonte d’Abisso, 9/11), con Roberto Barbolini.

Cristiana, raccontami: com’è nata l’idea del libro? E come si è concretizzata?
Le fake news mi erano venute a noia, perché a un certo punto erano diventate un tormentone cui non si riusciva a sfuggire. Così ho cominciato a spulciare notizie riportate da importanti organi di informazione nazionali e internazionali, bizzarre, bislacche, incredibili, talmente vere che sembravano fake. Altro fatto incredibile, ma vero, è l’aver incontrato l’editore Ultra (che fa parte del gruppo editoriale che riunisce Lit, Arcana, Castelvecchi, Elliot, Orme) a cui è piaciuta l’idea.

In quale modo hai selezionato le fake news non-fake? Quali sono state le tue fonti? Oppure è stata solo questione di fiuto?
Secondo Vittorio Orsenigo, novantatreenne signore dai molti talenti che ha generosamente accettato di firmare la prefazione del libro, “Il surreale, quanto mai e indecorosamente realistico, tutto esattezze e superiore moralità, vince sempre”. Fuori dalla lingua dotta, alcune mi sono venute incontro spontaneamente, di qualcuna ho avuto testimonianza diretta, molte le ho scovate su quotidiani autorevoli, con tanta pazienza, e certo, con il fiuto, che non deve mancare mai.

Qual è la ricetta per riconoscere le notizie vere da quelle false? O siamo destinati tutti a essere ingannati?
Beh, si può resistere a tutto ma non a quella camera da letto caricata sul tetto di una macchina partita da Bari e diretta a Savona completa di armadio, quattro biciclette, pensili da cucina, pneumatici, abiti e pentolame. E comunque su questa faccenda della Verità si apre un mondo. Mark Twain diceva: “Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso… e pubblica il falso”. Ma non sempre è vero.

Il libro è una collezione di capitoletti: ti trovi in sintonia con la misura breve?
Molte di queste vanvere sono nate per la rubrica. La lunghezza, indicativa, delle storie, deriva da lì.

A proposito, che tipo di collegamento c’è con la tua rubrica “Tiri Liberi”?
La prima notizia da cui sono partita, in fondo, ero io. Cinquant’anni, 27 anni di lavoro nella comunicazione, licenziata senza un perché. Non ci potevo credere ma era vero. Così mi sono inventata “Tiri Liberi”, una rubrica di costume per la Nuova Gazzetta di Modena. Facendo ricerche per il mio appuntamento settimanale, mi è venuta l’idea di raccoglierle.

In un’epoca di iperproduzione di notizie, è possibile vivere ancora nell’idea un po’ vintage dell’almanacco, del fatto del giorno?
In giro ci sono ancora biglietti cartacei che resistono ai WhatsApp, alle chat, alle nuove tecnologie. E qualche volta funzionano, perché c’è chi ha ritrovato il pappagallo grazie a un biglietto lasciato davanti al supermercato. (Vedi capitolo “Vita da pappagalli”, pag. 143 del libro).

Gianluigi Lanza è un nostro storico collaboratore: come mai è finito nel tuo libro?
Gianluigi è un amico, quando ho pensato di inserire la notizia che lo riguarda gli ho chiesto il permesso. Gli hanno sparato per strada con un fucile da sub. È divenuto, suo malgrado, una notizia nazionale, rimbalzata per un paio di giorni su tutti i media. Incredibile, ma vera, talmente vera che sembrava fake. In questo caso specifico, era la quadratura del cerchio. E siccome è un uomo di spirito, mi ha detto di sì. Lo ringrazio.

 

di Francesco Rossetti

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