Modena Ieri & Oggi: San Geminiano, tra storia e leggenda

Nel raccontare la vita di un santo, il confine tra storia e leggenda è sempre molto labile, soprattutto se ci si riferisce ai primi anni dell’era cristiana. Da un lato perchè spesso le agiografie sono state redatte molto dopo, dall’altro perché quello che viene scritto nasce da motivazioni di tipo devozionale o da leggende tramandate negli anni.

Lo stesso vale per San Geminiano, il patrono di Modena, del quale qualsiasi modenese ha sentito raccontare, almeno una volta, la storia della nebbia miracolosa che avrebbe impedito agli Unni di saccheggiare la città nel 452, mentre sono molti meno coloro che conoscono le scarse notizie storiche che si hanno su di lui. Andando a spulciare le poche fonti a disposizione quello che emerge con certezza è il fatto che un vescovo di Modena di nome Geminiano fu ritenuto santo nel medioevo. A parlarne è lo storico della chiesa ravennate del IX secolo Agnello, che lo definisce contemporaneo del vescovo di Ravenna Severo e presente al sinodo di Sardica, l’attuale capitale della Bulgaria Sofia, del 342-344.

Su di lui c’è anche un’altra testimonianza piuttosto attendibile, relativa a un concilio tenuto da Sant’Ambrogio nel 390 a Milano. Tra coloro che vi partecipano si trova anche un certo Teodulo che viene definito come “inviato di Geminano”, che nella vita di Sant’Ambrogio si capisce essere proprio il Vescovo di Modena. Oltre alle pochissime fonti ufficiale, esistono anche due “Vitae” di San Geminiano, ma sono molto successive agli anni in cui visse il Santo visto che risalgono ad un periodo che va dal IX secolo in avanti, e contengono già molte notizie legate più che altro alla devozione e al mito.

Sulla vita reale del nostro patrono, quindi, si riescono a fare solo delle supposizioni. Si dice ad esempio sia nato intorno al 312 dc a Cognento in una famiglia di origine romana. Impossibile dire con precisione che studi fece, mentre la sua elezione dovette avvenire per acclamazione da parte della locale comunità cristiana, anche se non sappiamo se sia stato consacrato dal Vescovo di Ravenna o da quello di Milano. Di sicuro visse in un periodo di grandi cambiamenti con le ripetute invasioni barbariche e la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Durante il suo episcopato, di cui in generale comunque si sa pochissimo, pare si sia impegnato, assieme ad altri vescovi della Romagna, a contrastare l’eresia ariana che si stava diffondendo rapidamente in quella zona.

La data più probabile della sua morte, secondo gli storici, è il 397 dc, quando aveva raggiunto gli 85 anni, ma secondo altri studiosi sarebbe scomparso in un anno tra il 393 e il 394. Nell’immaginario popolare, però, restano soprattutto i miracoli del Santo. I saccheggi evitati grazie all’aiuto di una fitta nebbia, (il già citato degli Unni, ma anche quello degli Ungari nel 899, dopo che questi avevano distrutto Nonantola e ucciso tutti i monaci dell’Abbazia), l’assedio di Carlo D’Amboise del 1511, costretto alla ritirata improvvisa, si dice, proprio dall’apparizione del Santo, e la città salvata in più occasioni dalle inondazioni.

In passato erano diverse le feste dedicate a San Geminiano: dal 26 gennaio, in cui si celebrava proprio la sua vittoria contro Attila, al 18 febbraio (poi successivamente 9 marzo), Festa del Miracolo del Santo, fino a quella del primo mercoledì dopo Pasqua, in cui si celebrava lo scampato pericolo dell’invasione dei francesi di Murat nel 1815, attribuito anche questo all’aiuto del Patrono. Ora lo si festeggia in quella che la tradizione considera come la data della sua morte, il 31 gennaio.

(di Giovanni Botti)

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