Alberto Bertoli, la sua musica nel segno del padre Pierangelo

Il Premio intitolato a suo padre Pierangelo Bertoli è andato benissimo. Si è tenuta al Teatro Storchi, il 24 novembre scorso, una sesta edizione che ha incassato una grande partecipazione di pubblico e ha visto sul palco ospiti importanti come Nek, Dolce Nera, Marco Masini e i Negrita.

Tu e Riccardo Benini, direttore artistico del concorso insieme a te, sarete soddisfatti, no?
Il 24 novembre – risponde Alberto Bertoliè andato sold out con una gran coda fuori! Sono molto soddisfatto, anche perché credo che tutti, concorrenti inclusi, siano venuti con il cuore in mano e per ammirazione nei confronti di mio padre. L’intento che abbiamo sempre avuto è quello di fare qualcosa per i nuovi cantautori, ricordando nel modo giusto la figura di mio padre. Sono molto felice anche di aver premiato un caro amico come Filippo (Nek, ndr), che stimo moltissimo, come lo stimava mio padre, e mi fa molto piacere anche aver duettato con lui. Mio padre divideva la musica in due categorie, la musica bella e quella brutta, tutto il resto son chiacchiere. Premiare artisti cosiddetti pop, una parte importante della musica, è un segnale forte di distacco dai cliché. La musica è in continua evoluzione e non è settaria”.

A proposito di canzone d’autore… Gode di buona salute oppure, come si sente dire, ‘oltre ai cantautori storici c’è il deserto’?
Non mi è mai piaciuta la definizione ‘d’autore’, perché chiunque scriva le sue canzoni è un cantautore. Io sono cresciuto con i cantautori ‘classici’, ovvio che mi piacciono, ma la musica si è evoluta esattamente come il linguaggio. Oggi ci sono autori incredibili, che vanno oltre le categorie canoniche, come Caparezza, Mannarino, Brunori Sas o Ligabue. La canzone d’autore sta abbastanza bene, ma dovrebbe tornare ad affrontare concetti più coraggiosi, senza paura.

Il tuo orizzonte musicale qual è? Cosa ascolti?
Ascolto moltissima musica, anche per lavoro. Il primo artista di riferimento per me è sicuramente mio padre e sono molto legato alla musica del passato, De André ma non solo, ma mi appassionano molto anche Caparezza, Brunori e Mannarino. Io, però sono anche molto legato al rock e adoro Springsteen, mentre tra i nuovi ascolto gli Zen Circus.

Hai progetti musicali in cantiere? Collaborazioni, concerti, un album?
Sì, nel 2019 uscirà ‘Stelle’ un album con dieci canzoni mie e un paio di brani famosi di mio padre, sicuramente ci sarà ‘Eppure soffia’ e poi dobbiamo decidere se inserire ‘Spunta la luna dal monte’ o un’altra.

Ci avviciniamo al Natale, mancano pochi giorni. Tu che ricordi hai, come lo hai vissuto in famiglia?
Il Natale in casa nostra è sempre stato una festa importante. Siamo una famiglia numerosa e abbiamo sempre avuto una regola molto sentita e apprezzata da tutti noi: quando ci troviamo, stiamo insieme senza tv, telefono o radio, intorno alla tavola si chiacchiera e si condivide il momento speciale. Poi, nel pomeriggio del 25, da dieci anni ormai, sono impegnato, con altri musicisti, in un concerto per i pazienti dell’Ospedale di Sassuolo.

Vuoi consigliare ai nostri lettori un disco da regalare per Natale?
Sì, vorrei consigliare un disco speciale, si chiama ‘I giaraun d’la luna’, è stato rimasterizzato e si trova in tutti i negozi di Sassuolo. I proventi andranno in beneficenza. E’ un bel disco dove ci siamo io, Nek, mio padre e tutti i sassolesi che hanno suonato e cantato negli ultimi quarant’anni. E’ un disco molto piacevole ed è tutto cantato in dialetto. Lo consiglio!

 

di Patrizia Palladino

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien