Alberto Borghi, il sindaco ‘social’ di Bomporto

Durante l’alluvione del 2014 a Bomporto girava una maglietta rossa con una scritta bianca, “Keep calm and call Borghi”, Alberto Borghi, il sindaco. Ha 44 anni non compiuti, una laurea in fisica, ex ricercatore del Cnr, è sposato con due figli. Gestisce di persona un profilo Facebook molto partecipato, che in un lampo ha superato il limite dei 5.000 amici, in un comune di 10 mila abitanti. Quel rapporto online, nato allora, continua serrato ancora oggi, tra lui e i cittadini.

Nel 2009 eletto con il 44,12%. Nel 2014, dopo un terremoto e un’alluvione, rieletto con il 71,8%. Gli elettori hanno più che premiato il suo operato…
E’ stato premiato l’operato di tutta la struttura. Il sindaco sta davanti ma dietro ha uno staff di persone che danno anima e corpo. Il premio è per tutta l’amministrazione che è stata all’altezza, in particolare in quelle emergenze, a fronte di un rapporto dipendenti/cittadini, lo sottolineo, di 1 a 300, quando a livello nazionale è di 1 a 168.

Sindaco ma anche presidente di una società che sperimenta e produce nuovi materiali. Che cosa l’ha spinta verso la politica e cosa la spinge a continuare?
Il fatto di stare in mezzo alla gente e fare qualcosa per gli altri è sempre stato normale per me, già a 16 anni con la Pastorale Giovanile della Diocesi di Modena e poi quando il sindaco Rovatti mi chiese di impegnarmi per Bomporto. Mi spinge anche la passione di provare a portare avanti un’idea di sviluppo del territorio e di scommettere sulle nostre potenzialità. Con il lambrusco stiamo cercando di farlo, per arrivare alla creazione di un cluster che includa tutta l’area di produzione e porti crescita sociale ed economica.

Lei è molto attivo anche su Facebook, dove ha contatti quotidiani con i cittadini. Tutto è cominciato con l’alluvione e poi il filo diretto è rimasto aperto, alla maniera dei sindaci di una volta con la fila davanti alla porta…
Durante l’alluvione dovevamo comunicare il più in fretta possibile con la gente e abbiamo deciso di usare il mio profilo Facebook che, in poche ore, ha superato i 5 mila contatti. Se scambi due parole con chi incontri per strada, puoi farlo anche sui social. Uno ti fa una domanda e tu gli rispondi semplicemente, anche su FB. Cerco di rispondere a tutti, come nella vita normale, ma dico anche dei no e a volte mi arrabbio. I social, che consentono di essere più veloci nell’ascoltare, rispondere e informare, devono diventare un modo di parlarsi normale, come ce ne sono altri.

Il suo profilo Fb contribuisce anche a far crescere la consapevolezza di tutti in materia di governo del territorio. Lei si prende la briga di rispondere e spiegare come funzionano le cose, ma lo stesso fanno anche i cittadini tra loro, come in un’assemblea educata. Come fate?
Con un numero così elevato di ‘amicizie’ è più semplice, credo… Guardi, durante l’alluvione girava la notizia, falsa, che si era rotto di nuovo l’argine. Abbiamo provato a bloccarla subito, scrivendo su FB, ma è stato difficilissimo, ci abbiamo messo un’ora a fermarla. Ci siamo riusciti perché c’è stato un riconoscimento di autorevolezza da parte dei cittadini ‘amici’ della pagina. Quando riconosci nell’altro una persona seria che dice sì o no e spiega le cose, si genera la voglia di contribuire a dare le informazioni giuste, per cui a volte correggono anche me! Il contributo non si ferma alla denuncia di quel che non va, ma si cerca anche di informarsi e informare. Si può essere critici, ma è bene confrontarsi su informazioni corrette.

E’ in corso uno studio di fattibilità sulla fusione tra Bomporto e Bastiglia. Non teme di perdere il rapporto costruttivo instaurato con i suoi concittadini?
Anzi, spero che l’esempio della pagina FB sia di aiuto a chi verrà dopo, perché mantenga aperto un dialogo usando anche questi strumenti, non facili, ma che vanno usati assolutamente. Sulla fusione vedo che c’è un interesse diffuso e possono nascere belle opportunità. Come sindaci, vogliamo arrivare al referendum, facendo un grande progetto di partecipazione. Non vogliamo basarci solo sullo studio di fattibilità o dire che ci daranno 900 mila euro all’anno per 10 anni, ma proporre un obiettivo da raggiungere insieme ai cittadini. Con 900 mila euro l’anno possiamo ‘ribaltare il territorio come un calzino’, ma il progetto va costruito con i cittadini, dobbiamo sognare insieme, chiederci cosa vogliamo e la fusione diventerà un progetto di tutti, senza perdere il contatto con nessuno.

I suoi figli non la sgridano mai? Le dicono ‘Basta, sei sempre su FB’?!
No perché quando sono con loro, ci sto poco su FB. Succede, invece, che mi chiedano “Papà resti a casa stasera?’’. Se io dico “Sì”, loro dicono “Noo!”, perché sanno che se io esco, possono andare tutti nel lettone e fare la serata cinema!

di Patrizia Palladino

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