I tesori dell’Archivio di Stato: intervista alla sua direttrice

Passando davanti al portone dell’Archivio di Stato di Modena, in Corso Cavour 21, qualche volta vi sarà certamente capitato di chiedervi cosa fosse e cosa vi fosse conservato. Per scoprirlo abbiamo intervistato la direttrice dell’Archivio, la dottoressa Patrizia Cremonini. “L’Archivio è stato fondato nel 1862 all’indomani dell’unità d’Italia – ci racconta – e come tutti gli altri archivi di stato aveva lo scopo di conservare la documentazione prodotta dagli stati preunitari. Questi archivi vennero istituiti presso le capitali e all’epoca quella dello stato Estense era Modena. Il primo nucleo documentario dell’Archivio quindi è costituito dall’archivio segreto estense. La funzione degli archivi di stato poi è anche quella di conservare gli archivi storici prodotti dagli uffici periferici dello stato, prefettura, questura, catasto, tribunale e preture, e quelli notarili”.

All’interno dell’Archivio quindi sono conservati anche documenti del ‘900, non solo antichi…
Certo, ci sono sia i cosiddetti “fondi chiusi”, cioè quelli prodotti dagli stati preunitari o dagli Enti che hanno concluso la loro attività, che quelli degli uffici periferici dello stato ancora attivi. In base alla legge del 1963, dopo 40 anni la documentazione delle pratiche chiuse viene considerata storica e, in quanto tale, va conservata nell’archivio di stato.

Ma c’è lo spazio per conservare tutti questi documenti?
Uno dei grossi problemi è proprio questo, avere lo spazio sufficiente per continuare ad accogliere questo incremento. Tant’è vero che, attualmente, una parte dei nostri fondi è stata trasferita a Vignola in un capannone di proprietà del Comune con cui abbiamo firmato una convenzione.

I documenti che vengono portati all’Archivio di Stato vengono conservati tutti?
No in realtà la produzione archivistica segue un iter. C’è la fase dell’Archivio corrente in cui i documenti sono ancora attuali, poi c’è quella dell’Archivio di deposito in cui li si lascia, diciamo così, invecchiare. Ed è in quella fase che viene operato lo scarto. Viene conservato ciò che si ritiene utile dal punto di vista amministrativo ma anche da quello storico. Solo dopo lo scarto l’Archivio diventa storico e va conservato per sempre.

Quali sono i documenti più antichi conservati qui a Modena?
Sono due diplomi di Carlo Magno, uno dell’ottavo e l’altro del nono secolo. Fanno parte dell’archivio segreto Estense anche se in realtà, in base all’indagine condotta dagli storici, provengono dall’archivio dei Pico. Questo perché nel 1711 i Pico, per fellonia, non ebbero dall’imperatore il rinnovo dell’investitura di Mirandola e il territorio passò agli Estensi. Insieme ad esso anche l’archivio dei Pico confluì in quello Estense.

L’Archivio di Stato di Modena conserva quello dell’inquisizione…
Si è vero e ha anche il vantaggio di conservarlo intonso. Questo lo si deve al Duca Ercole III che, prima di fuggire all’arrivo di Napoleone, soppresse l’inquisizione e ne incamerò l’Archivio, anche se lo avrebbe dovuto restituire al Vescovo. Nessuno così ha potuto ridurlo o eliminarlo. Contiene documenti che vanno dalla seconda metà del ‘200 al 1785.

Com’è la situazione della struttura? Ci sono ancora problemi legati al terremoto e all’impiantistica anti incendio?
In tal senso devo dire che sono più fiduciosa. Intanto sono stati assegnati all’Archivio i fondi per poter mettere in sicurezza l’edificio. Poi recenti contatti col direttore generale degli archivi mi fanno pensare che nel giro di alcuni mesi ci potrebbe essere qualche sviluppo positivo.

di Giovanni Botti

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