Modena Ieri & Oggi, la storia di Adolfo Venturi

A partire da questa settimana cominciamo a riproporre anche online una rubrica di successo del nostro giornale iniziata nel 2012 e che prosegue a cadenza quindicinale anche oggi. Si tratta di Modena Ieri & Oggi dedicata alle piccole e grandi storie della nostra città. Ogni settimana ripubblicheremo un approfondimento su un personaggio, un avvenimento o un luogo che racconta qualcosa dell’identità modenese. Cominciamo con uno sguardo alla vicenda umana di Adolfo Venturi, l’eminente critico d’arte vissuto a cavallo fra 800 e 900, al quale è intitolato lo storico Istituto di Belle Arti. 

Venturi nacque qualche anno prima dell’Unità d’Italia, nel 1856; a lui si deve la riorganizzazione della Galleria Estense modenese e un instancabile lavoro di valorizzazione del patrimonio artistico nazionale. Fu il primo a insegnare Storia dell’Arte in un‘università italiana, quella di Roma. Le sue memorie autobiografiche, disponi- bili nelle biblioteche Estense e Poletti, restituiscono il clima culturale di un’epoca, quella della Modena post-unitaria.

Sotto la Ghirlandina, nei caffè lungo via Emilia, si incrocia- vano uomini che hanno dato i loro nomi a molte vie del centro: il conte e musicologo Mario Valdrighi (“buontempone sfaccendato, che niuna cosa prendeva sul serio”), il luminare dell’archeologia Don Celestino Cavedoni, il cappellaio Merighi (uno dei Mille), il marchese Giuseppe Campori, lo stesso Giosuè Carducci che a Modena s’incontrava spesso con l’editore amico Nicola Zanichelli e si tratteneva presso la locanda della Mondatora, a bere il lambrusco di Sorbara. A Modena, sotto il portico del Collegio, il Venturi racconta anche di aver incrociato lo sguardo di un vecchietto stanco, in visita ad un amico libraio: si trattava di Alessandro Manzoni. Frequentazioni letterarie per un uomo di cultura che tuttavia amava tra- scorrere tempo libero a Prignano, Serramazzoni e all’Abe- tone. Venturi si sposò nel 1880. Ebbe due figli: Aldo e Lionello. Quest’ultimo seguì le tracce del padre come diret- tore di musei e docente di Storia dell’Arte. Il primo, Aldo, morì di tifo in Libia nel 1912, “l’anno del dolore”.

Quanto agli studi, il nostro Adolfo si appassionò dapprima al maestro della terracotta Guido Mazzoni poi si dedicò ad Antonio Allegri, detto il Correggio, e ai maestri delle arti decorative, a torto ritenute arti minori. Da fine ‘800 viaggiò spesso per l’Europa, in rappresentanza del Regno. Nel 1924 divenne senatore. Col passare del tempo, ebbe problemi agli occhi per le cateratte. Avanti negli anni, incontrò Maria Perotti che da assistente divenne seconda moglie. A lei Venturi dedica le memorie, scritte come fossero una lunga, appassionata lettera. Con un incipit memorabile: “Proprio ti debbo dire di me? Che vale sapere di una foglia ingiallita sull’albero?” Morì nel 1941, per lui solenni funerali di Stato.

di Francesco Rossetti

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