Quando eravamo Beat: la storia di Modena capitale della musica

E sono ormai dieci anni, dal 2009, che Modena celebra sé stessa ogni 29 settembre, nelle vesti di mitica capitale italiana del Beat. Quella corrente musicale che negli anni ’60 produsse una scossa elettrica nei giovani e giovanissimi italiani, sulla scia della musica – e della moda e delle istanze sociali – che arrivavano a valanga dall’Inghilterra e dagl Stati Uniti.

La storia del Beat modenese la racconta benissimo un volume edito dalle Raccolte Fotografiche Giuseppe Panini nel 2003, con i preziosi contributi di talenti scomparsi (Massimo Masini e Edmondo Berselli), ma anche (tra gli altri) dell’artista Franco Vaccari e del viaggiatore Giò Barbieri, oltre allo stesso Francesco Guccini, e con gli scatti d’epoca, in bianco e nero, di Carlo Savigni (e lo stesso Vaccari, e Oscar Goldoni).

Il libro, per chi voglia consultarlo in biblioteca o acquistarlo online, rimanda nel titolo proprio al verso di apertura – Seduto in quel caffè… – della canzone “29 Settembre”, scritta da Lucio Battisti e Mogol, e portata al successo dalla Equipe 84. E dunque, mentre la Beatlesmania dilagava nel mondo, a Modena gli studenti più inquieti e aperti al mondo si ritrovavano ogni giorno al Bar Grande Italia, in Largo Garibaldi (o Porta Bologna), all’inizio della centrale via Emilia. E forse l’etichetta di Beat venne fuori non solo e non tanto per via della Beat Generation di Jack Kerouac e Allen Ginsberg, ma come abbreviazione del gruppo di Liverpool, Beat-les appunto.

I giovani italiani, per la prima volta, si facevano crescere i capelli, diventando capelloni (in modenese gnagnòun). Ma facciamo qualche nome: Francesco Guccini, Bonvi, Maurizio Vandelli, Victor Sogliani, Dodo Veroli e Pier Farri, Augusto Daolio e Beppe Carletti… Poco più che adolescenti si ritrovavano al Bar Grande Italia, per parlare, bere, scambiarsi idee e guardare ragazze, naturalmente. Soprattutto per parlare di musica e di come formare nuovi complessi, per citare la parola in uso allora.

Come ricorda Franco Tedeschi, uno dei ‘ragazzi del bar’, “eravamo quasi tutti agnostici, pur appartenendo alle varie frange di quella borghesia che allora era preda di un raptus clericale, tranne un paio di deplorati casi, non praticavamo alcun tipo di sport, e non frequentavamo granché le balere. In comune avevamo un certo atteggiamento da dandy e l’amore per la lettura: Steinbeck, Salinger, Camus, Kafka, Orwell, ma anche fumetti, fantascienza e un po’ di poesia. Quella nostra miscela (anticonformismo, non poco snobismo culturale, qualche dissapore con i poteri costituiti, diffusi atteggiamenti dandistici) aveva comunque dato vita a tanta musica, pittura, poesia, happening, fumetti. Questa fase venne anche trasfigurata nelle memorabili tavole a fumetti che Bonvi realizzò per un periodico locale.”.

Curiosità: a questi giovani modenesi anticonformisti fu la Gazzetta dell’Emilia dell’11 aprile 1960 a dedicare un’intera pagina: e l’inchiesta era firmata dall’aspirante cronista Francesco Guccini. Con la Giornata Beat, Modena vuole ricordare che è stata la culla di quel pezzo di storia culturale e musicale che fu l’epoca degli anni Sessanta. Guccini, L’Equipe 84, i Nomadi, Bonvi e tanti altri divennero presto modelli di riferimento per un’intera generazione.

Quindi appuntamento a domenica 29 settembre, con il concerto di Cristina Donà e Ginevra di Marco, per ritrovare tutti quell’energia potente che si poteva percepire negli anni Sessanta.

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien