Un romanzo fra dieta bugie e amore: l’intervista alla autrice, la nutrizionista Cecilia Valenti

Dieta, bugie e amore”, edito da Artestampa, è il primo romanzo di Cecilia Valenti, modenese, nutrizionista esperta in disturbi alimentari. Un romanzo sicuramente ispirato dal suo lavoro e dalle tante storie con cui ha a che fare quotidianamente. “La protagonista, Luciana, – spiega la stessa autrice – può essere considerata un patchwork di diverse mie pazienti. In lei, per un verso o per l’altro, si possono riconoscere tante donne”.

Perchè ha pensato di scrivere proprio un romanzo?
Nel romanzo io parlo di un disturbo alimentare, in particolare della bulimia nervosa, anche se oggi sappiamo che, per una visione più transdiagnostica, esiste un unico disturbo alimentare che può poi andare verso anoressia, bulimia o altro. Di questi disturbi c’è una bassa conoscenza, ma anche una elevata incidenza. E poi c’è molto pregiudizio, molte persone non sanno che sono una vera e propria malattia e non una scelta. Quindi a spingermi a scrivere un romanzo è stato, da un lato, il voler scrivere qualcosa che arrivasse a tutti in maniera trasversale. Magari anche a chi non ha consapevolezza del proprio problema e si possa riconoscere nella storia di Luciana. C’è poi anche il fatto che scrivere è un piacere per me e lo faccio da sempre, solo che finora non ero mai andata oltre i confini delle amicizie e della mia famiglia.

Chi è Luciana, la protagonista della storia?
E’ una donna di Modena che, all’inzio del romanzo, ha 42 anni. Una donna come tante, molto intelligente e nata da una bella famiglia che vive in provincia tra Modena e Carpi. Il racconto inizia con un lutto, la perdita della sorella. E’ a questo punto che Luciana riprende in mano la propria vita e prende coscienza del suo disturbo alimentare e del fatto che lo deve affrontare. Così inizia questa terapia, del quale era stata messa al corrente proprio dalla sorella. Attraverso un percorso di cura, riuscirà finalmente a guarire e sarà pronta anche a trovare l’amore. Quindi c’è un messaggio di speranza.

I disturbi alimentari sono più legati a un problema sociale o a un disagio personale?
Diciamo che, ad oggi, le cause precise non sono note e si parla sempre di un problema che viene definito multi fattoriale. Sicuramente abbiamo visto che la componente sociale, a partire dagli anni ‘80, è diventata molto importante. L’idea della magrezza che rappresenta non solo la bellezza, ma uno status simbol, l’immagine di una donna di successo, ha dato sicuramente una spinta ulteriore a questo tipo di problema. E’ difficile però affermare che ne sia la causa principale, di certo possiamo dire che è una delle cause.

Il fatto che le donne siano le più colpite da questo tipo di malattia è comunque legato al fatto che la donna è maggiormente condizionata dall’immagine…
Assolutamente si, il fatto che sia soprattutto un problema femminile è legato molto a questa idea della donna che deve per forza sempre essere bella e magra. In passato si sono fatti degli studi nelle isole Fiji e si è visto che, prima che arrivasse la Tv via cavo, il modello di bellezza imperante era quello di una donna che soffriva di obesità. Nel momento in cui sono arrivate le bagnine di Baywatch, con i loro corpi magrissimi e le immagini statuarie, si è creata nelle ragazze una tale discrepanza tra il loro modello di bellezza e quello che veniva da fuori che si sono cominciati a registrare i primi casi di disturbi alimentari.

La storia di Luciana ci dice che questo è un disturbo da cui si può guarire completamente?
Si, quella di Luciana, come dicevo, è soprattutto una storia di speranza. Fino a qualche anno fa si pensava che questo fosse un disturbo cronico e che non se ne potesse mai uscire. Oggi invece sappiamo che si può sconfiggere del tutto. Quando si tratta di ragazze che iniziano con l’anoressia è importante prenderlo per tempo, entro due anni dall’insorgenza. La prognosi è invece più favorevole quando si tratta di bulimia nervosa e, come nel caso di Luciana, si può guarire anche se si è più avanti con l’età.

Sua madre è la titolare di una torteria molto nota in città. Si potrebbe ironizzare sul fatto che le vostre due professioni siano in contrasto fra loro…
In realtà no, assolutamente. Bisogna sfatare il fatto che ci sono alimenti si e alimenti no. Una caloria di una crostata è uguale a quella di una foglia di lattuga. Bisogna solo imparare a gestire quello che si mangia, ovviamente se uno non ha particolari patologie. Ci vuole un po’ di controllo, ma si può mangiare di tutto, dal gnocco fritto, ai tortellini, a una fetta di crostata.

Quali sono le prossime presentazioni del libro?
Ce n’è una a Carpi, alla biblioteca Loria, in occasione di Foodamentale, una rassegna che dura fino al 24 marzo e che viene organizzata per sensibilizzare le persone su una sana alimentazione a cui ero già stata invitata. E poi c’è quella del 17 marzo, alle 17,30, alla libreria Ubik di Modena.

di Giovanni Botti

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