Via Vandelli, nuovo cammino: l’intervista allo scrittore Giulio Ferrari

Con i suoi 145 km la Via Vandelli è sicuramente la più leggendaria delle strade del ducato Estense, la prima tra quelle moderne ad essere costruita secondo un vero e proprio progetto. Ad essa Giulio Ferrari, che sulla via Vandelli, a Montale, ci è nato, ha dedicato un libro intitolato “La Via Vandelli, antica strada, nuovo cammino”, edito da Artestampa, allo stesso tempo un racconto di viaggio e una guida per chi volesse avventurarsi nel percorrerla a piedi. “L’idea di scrivere questo libro è nata proprio camminando sulla via Vandelli e facendo delle ricerche per percorrerla”, spiega Ferrari. “Nel 2016 ho deciso di farla tutta a piedi, da Modena a Massa, ho fatto una ricerca su Google e mi sono reso conto che di tracce ce n’erano ben poche. Quindi mi è venuta la voglia di studiarmela per bene e ricostruire con un po’ di precisione storica il percorso originale. Nel giugno del 2017 l’ho percorsa seguendo la traccia che mi ero ricostruito con le mie ricerche e l’ho camminata tutta quanta in otto giorni, facendo 20 km al giorno, che non sono tantissimi e che mi hanno lasciato anche il tempo di scrivere e tenere un diario di viaggio. Successivamente, collaborando con l’editore, ci ho aggiunto tutta la parte che rende il libro anche una guida. Quindi chi lo legge può trovare il racconto del mio viaggio, cenni storici e riferimenti geografici, ma anche le mappe e ciò che serve per chiunque volesse percorrerla”.

Ferrari come potremmo descrivere la via Vandelli a chi ancora non la conoscesse?
Innanzitutto possiamo dire che è la prima strada progettata su carta dai tempi dell’impero Romano. Prima di lei c’erano i sentieri dei pellegrini, i tratturi dei pastori, etc, che si creavano attraverso il camminamento delle persone e degli animali. Fu costruita nel 1739, voluta dal duca Francesco III, dopo che gli Estensi avevano ritrovato l’accesso al mare con il matrimonio del figlio di Francesco, Ercole, con l’ultima discendente dei Cibo Malaspina di Massa. Il duca commissionò al suo migliore ingegnere e geografo, Domenico Vandelli di Levizzano, la progettazione di una strada che unisse Modena a Massa. Vandelli si mise all’opera percorrendo tutto il territorio alla ricerca del percorso migliore e realizzò una strada lastricata che ai tempi si chiamava strada Nuova per la Garfagnana o per Castelnuovo di Garfagnana e che ora è conosciuta come via Vandelli.

Ci sono ancora dei tratti della via Vandelli con il lastricato dell’Epoca?
Si, ad esempio nella parte che va dalla Santona a San Pellegrino in Alpe, oggi un bellissimo sentiero del CAI, ci sono ancora diversi tratti lastricati. Il tratto più bello, però, dal punto di vista dell’originalità e della tecnica costruttiva e ingegneristica, è quello che sale da Resceto vicino a Massa al passo della Tambura sulle Apuane. Lì si vede ancora questa lunga strada, con tanti tornanti, fatta tutta di pietre e sassi della zona e muretti a secco che sale, appunto, fino al passo Tambura con un dislivello di circa 800 metri.

Per il tuo libro hai fatto anche ricerche archivistiche?
Certo, ho usato innanzitutto la rete, al giorno d’oggi imprescindibile, dove si trovano alcune mappe catastali, soprattutto toscane dell’800, che sono state importantissime. Poi ho fatto ricerche presso l’Archivio di Stato di Modena, dove ho potuto consultare alcune mappe, a partire da quella disegnata dallo stesso Vandelli nel 1746, sette anni dopo la costruzione della strada, molto utile per sciogliere alcuni dubbi legati a leggende sul percorso della via Vandelli diffuse nel Frignano. Un altro documento bellissimo che ho trovato è una lunga striscia su cui un viandante del ‘700 o ‘800 ha disegnato il percorso della strada con i nomi dei paesi e delle casette che incontrava. Un documento importante perché cita anche i paesi vicini al tracciato della via. Mi è piaciuto talmente tanto che mi sono azzardato a ridisegnarlo nel libro.

Nel libro c’è anche una sezione fotografica, con foto scattate da te durante il tuo viaggio…
Si sono foto che ho scattato in quegli otto giorni di viaggio e che raccontano anche per immagini quello che racconto con le parole. Quindi il libro si può leggere in più modi.

Che consigli dai a un principiante interessato a percorrere la via Vandelli?
Se uno vuole fare solo un assaggio, ci sono dei tratti molto belli che si possono percorrere anche senza una grande preparazione come quello già citato tra la Santona e San Pellegrino. Per farla tutta invece io mi sono allenato per un po’ di mesi, con un’ora di camminata veloce un paio di volte alla settimana e una camminata lunga al sabato o alla domenica. Uno poi deve abituarsi ad usare gli scarponi, anche se non sono necessari in tutto il percorso, mentre per il peso da portarsi dietro consigliano di solito il 10% del proprio peso. Infine, per i tratti ora asfaltati e anche molto trafficati, consiglio percorsi alternativi molto vicini alla Vandelli, ma meno pericolosi.

Hai in programma qualche presentazione del libro?
Si, ne stanno venendo avanti tante. Ad esempio il 17 giugno ne ho una organizzata con i Musei Civici e il parco Archeologico della Terramara di Montale.

di Giovanni Botti

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien