Boom di voucher in città: più di un milione e mezzo in sei mesi

Che ci fosse un problema Cgil lo dice da parecchio tempo, ma ora arriva anche la certificazione dell’Inps. A Modena, tra gennaio e giugno, sono stati venduti più di un milione e mezzo di voucher, oltre 8mila al giorno. A cosa è dovuto il boom? Risponde Claudio Riso, segretario confederale Cgil.
La progressiva liberalizzazione ha fatto sì che il voucher fosse considerato uno strumento utile per pagare qualsiasi attività lavorativa. Era nato per lavori di tipo occasionale, come babysitter, ripetizioni e piccoli lavori, ma si è innescato un effetto sostituzione. Prima lo usavano commercio, servizi e terziario, ora lo usano anche industria, edilizia e manifatturiero”.

L’intento originario della riforma era di fare emergere il lavoro nero, ma qualcosa è andato storto. Cosa?
E’ successo l’esatto contrario, sono diventati la foglia di fico per coprire il nero. Laddove c’era lavoro nero, adesso ci sono alcuni voucher, usati per pagare una parte del lavoro. Dichiaro alcune ore di lavoro, poi la prestazione “casualmente” si allunga e, se c’è un controllo saldo con i voucher, altrimenti in nero. Non è emerso il lavoro nero, anzi si favorisce quello che noi chiamiamo ‘lavoro grigio’.

Obiettivamente, però, come si fa a controllare una realtà così frammentata?
Da anni lo Stato taglia risorse e i servizi ispettivi non riescono a funzionare come dovrebbero. Per il numero enorme di voucher, servirebbe un esercito di controllori! Alcuni datori di lavoro, a fronte di controlli improbabili, se la giocano, azzardano e usano i voucher.
Una quindicina di giorni fa, a Bastiglia, un operaio ‘a voucher’ ha perso due dita in una pressa. E’ un caso isolato o un rischio reale su formazione e sicurezza?
Diciamo subito che chiunque sta in azienda, anche a voucher, deve essere formato sulla sicurezza e che l’azienda in questione era inadempiente! Fino a qualche anno fa era impensabile che un lavoratore a voucher manovrasse una pressa, oggi è possibile. L’inquadramento a voucher, volatile e precario, porta il datore di lavoro a sentirsi meno responsabile della tutela del lavoratore e a non fare investimenti su quel lavoratore.

Il Comune di Modena ha approvato un ordine del giorno per limitare l’uso dei voucher sul territorio e dichiara di non usarli. Un passo nella giusta direzione, ma avrà una sua efficacia?
L’impegno che il Comune si è preso di convocare i soggetti del territorio intorno a un tavolo è importante, riguarda il tema della responsabilità. Il sistema voucher prospera, perché ci sono attori che lo alimentano. Il comune può chiamare tutti, sindacati e imprese, a prendere atto della degenerazione e arrivare a una moratoria. Se il territorio, con i suoi attori, interviene, anche in deroga alla legge, può giocare un ruolo importante. I voucher producono lavoratori poveri, con forti ripercussioni sul tessuto sociale ed economico.

A Modena li usano il commercio (9,6%), i servizi (9,2%) e il turismo (8,4%), ma c’è anche un enorme 61% di voucher indefiniti. In tema di tracciabilità, il Ministero, ora, dispone che il datore di lavoro comunichi tutti i dati, incluso settore e tipo di prestazione. Cgil continuerà a chiederne l’abolizione col referendum?
La liberalizzazione è stata eccessiva, bisogna tornare indietro. Se ne fa un uso sproporzionato e dannoso, bisogna cancellarli e ragionare su altri strumenti. Pensi che se io lavoro un anno intero a voucher, arrivo a circa un mese di contributi. Servono 10 anni di voucher, per fare un anno di contributi.

 

La replice di Confcommercio: “Uno strumento di flessibilità”

Il costo del lavoro, molto alto, è diventato ingestibile”, spiega Concommercio Modena da noi interpellata. “Il voucher viene usato per far fronte a periodi ben determinati di aumento della richiesta. Lo usano ristoranti e pubblici esercizi, ad esempio, nei fine settimana quando hanno più affluenza. E’ uno strumento flessibile da usare per attività occasionali. Anche nel commercio si usa nel week end, a Natale o durante i saldi, quando le vendite aumentano e serve più personale. Il voucher costa meno ed è meno vincolante per un’azienda che non riesce a reggere i costi di un contratto. C’è effettivamente stato un boom, ma per quanto riguarda noi, vediamo che viene usato per esigenze limitate ad alcuni periodi”. “Se nei settori del commercio, pubblici esercizi e turismo – continua Confcommercio – togliamo anche questo strumento di flessibilità, le aziende non ce la fanno. Se poi accade che in altri settori venga usato diversamente, piuttosto che assumere e tenersi una persona a lungo termine con relativi costi, forse è dovuto al momento di crisi, al mercato. Comunque, la tracciabilità introdotta dal Ministero porterà una forte limitazione all’uso dei voucher, farà una scrematura tra chi lo usa in modo corretto e chi lo usa per dissimulare un rapporto di lavoro subordinato. Quando ci chiama un’azienda, la nostra consulenza consiste proprio nell’aiutarla a capire se è nella condizione di aver bisogno di un lavoratore occasionale o di qualcuno a lungo termine”.

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien