Dalle bombe all’arte. L’intervista all’artista e scultore Franco Bianchi

L’arte è un linguaggio che ha la capacità di trasmettere emozioni e messaggi. Le opere dell’artista modenese Franco Bianchi hanno il compito di ricordarci quanto è avvenuto nelle nostre terre oltre settant’anni fa: l’occupazione nazista, le lotte partigiane e la liberazione alleata. La particolarità di queste opere è nel materiale con cui sono fatte: ogni soggetto, da uno scorpione a un più complesso e imponente Don Chisciotte a cavallo, è realizzato interamente con schegge di mine o bombe, trovate dallo stesso Bianchi nel nostro Appennino, abilmente unite tra loro con saldatura elettrica o autogena.

Lui si definisce un autodidatta: “Ho sempre realizzato tutto quello che mi sentivo di fare. Anche se dicono che le mie sculture assomigliano molto a quelle di Martinetti”. Ma la scultura non è l’unica forma d’arte che Bianchi è capace di maneggiare. Infatti, come ci ha raccontato, inizialmente era un pittore: “Fin da piccolo mi dicevano che ero molto bravo a disegnare. Ho cominciato coi soggetti bellici perché la guerra mi ha segnato molto (è del 1940), inoltre ero affascinato dalla tecnologia militare dei soldati tedeschi, molto all’avanguardia per quell’epoca”. Solamente in seguito ha deciso di passare alla scultura. “ Nel ‘74, – continua – quando ho conosciuto mia moglie, girando per boschi nei dintorni di Zocca alla ricerca di funghi, ogni tanto mi imbattevo in queste schegge metalicche di bombe o mine della Seconda Guerra Mondiale, vicino alla Linea Gotica. In seguito trovai anche alcune trincee abbandonate, sia americane che tedesche. Nel rendere omaggio ai caduti della guerra, ho cominciato a realizzare delle croci. Poi in seguito, man mano che mi venivano in mente nuove idee, cercavo di realizzarle”.

Tra i soggetti riprodotti troviamo anche un modellino di uno Junkers Ju 87 (foto in basso), detto anche Stuka, ovvero un bombardiere in picchiata tedesco. “A quindici anni andavo sempre all’autodromo (l’attuale Parco Ferrari) a vedere gli hangar pieni di aereoplani. Un giorno il tenente Mazzi mi invitò ad entrare per vederli più da vicino. Il suo compito era quello di restaurarli e, dopo un po’ di tempo, cominciai a dargli una mano. Perciò è da lì che è nata la mia passione per l’aereomodellismo, al quale mi sto dedicando tutt’ora. Dopo il completamento dello Stuka, il mio prossimo progetto sarà il Messerschmitt Me 262, il primo caccia della storia con motore a getto ad entrare in servizio operativo. Mi sono appassionato alla storia principalmente perchè sono curioso: tutte queste cose sono parti integranti della nostra storia

Di recente Bianchi ha allestito una mostra a Zocca, da dove tutto è cominciato, e in carriera ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali ricordiamo il premio assoluto Ghirlandina al Festival dell’Unità nel 1993. Nel 1996 a Vezzano sul Crostolo ha vinto il primo premio nella “Mostra Nazionale Hobbies”, mentre ha bissato l’anno dopo con il premio della giuria nel medesimo concorso tenutosi a Modena.

Questa sua forma d’arte, particolare ma affascinante, ci aiuta a non dimenticare gli orrori che hanno scosso le nostre terre, cicatrici indelebili che hanno scavato un solco profondo nelle vite degli abitanti di Modena. Le bombe che hanno portato morte e distruzione ora riprendono vita, diventando piccoli grandi capolavori, affinchè il sacrificio dei caduti non sia stato vano e che venga ricordato.

di Mattia Amaduzzi

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