Il Filatoio, il nuovo spazio del Festival della Fiaba

E perché questo nome, il Filatoio? Lo chiedo in modo quasi brusco, prima di avviare la chiacchierata, a Nicoletta Giberti (foto), direttrice artistica del Festival della Fiaba e anima di questo accogliente circolo culturale di via De’ Bonomini 61/63, nei paraggi del Museo Enzo Ferrari, che dal 19 novembre arricchisce la vita culturale modenese.
Perché è il luogo del tessere le storie”, spiega. “Marie-Louise von Frantz, allieva e collaboratrice di Jung, scrisse che una pratica diffusa tra il ‘700 e l’800, in contesti rurali, era di ritrovarsi a raccontarsi storie dove c’era il focolare, una pratica chiamata “rockenphilosophie” (filosofia del filatoio). Mi piace che il nostro sia un luogo con questa qualità, dove ascoltare fiabe, ma anche mangiare, progettare, dialogare, leggere, etc.
Curiosando un po’ si nota una notevele cura degli oggetti e un gusto per il passato, la natura, il cibo…
È vero, lavoriamo tantissimo sugli oggetti antichi, sulla loro carica evocativa. Gli arredi sono di Gianluca Bolla, e sono tutti oggetti di recupero rilavorati. Il bancone è un patchwork che contiene la radio di mio nonno, il lettino della nonna, un paravento, una lavagna…

Questo posto, cos’era prima?
C’era una fornace, poi è diventato un cordificio, quindi un negozio di musica. Noi l’abbiamo ristrutturato in modo importante, rifatto il tetto, pur mantenendo intatta la struttura: rinforzandola.

Hai coinvolto tuo padre architetto nel progetto. In che modo?
Semplice, gli ho detto che o lo faceva lui, o non ne parlavamo neanche.

Cosa accadrà qua dentro?
Intanto avevamo bisogno di dare continuità al Festival che facciamo a metà giugno. Quando finisce, nasce un gran vuoto. In tanti ci dicevano: e adesso che si fa, ci tocca aspettare dodici mesi? Ecco, qui l’associazione potrà riunirsi e progettare non solo il Festival, ma i tanti eventi di avvicinamento (che definiamo “briciole”), pur non rinunciando a essere itineranti, perché ci piace scoprire e condividere luoghi. Quindi conferenze, tavole rotonde, incontri, cene, concerti. Abbiamo già avviato due rassegne: le fiabe per adulti del martedì sera e la rassegna “C’era una volta” con i produttori che raccontano la loro storia.

In che senso i produttori?
Le cantine dalle quali prendiamo il vino, il caffè della Torrefazione Diemme, la stufa, che è importantissima perché è il cuore di questo luogo, l’unica fonte di calore, a legna. Viene da Camini & Stufe.

Il Filatoio è un work in progress…
Un luogo versatile, destinato a cambiare. Per esempio tutti i mobili sono in vendita.I quadri alle pareti sono di Massimo Lagrotteria, mentre Andrea Saltini cura tutta la parte delle arti visive. Puntiamo alla professionalità e alla qualità. L’anno scorso, per la fotografia, chiedemmo a Franco Fontana di darci una mano.
Pensiamo anche domeniche di ascolto di vinili, corsi di cucina per adolescenti legati alla salute e all’indipendenza.

C’è una saletta con dei Meridiani Mondadori, su per le scale…
Ecco, lì abbiamo il progetto di dar vita a una piccola libreria, collaborando con la Logos, Topipittori, etc. Quando vado in libreria a me piace sfogliare, toccare, annusare i libri, e solo allora comprarlo. Così faremo noi. Acquisteremo una serie di libri, che saranno in consultazione e che poi si potranno ordinare.
Si può anche mangiare, dunque?
Senz’altro. Il cibo rientra del resto nella nostra poetica legata alla sensorialità. Non manca mai il gusto nei nostri eventi e spettacoli. Si pranza però come quando si va a casa di qualcuno…

Cosa intendi per “quando si va a casa di qualcuno”?

Che io cucino e si mangia quello che è previsto nel menu, stilato settimana per settimana.

Qual è l’identikit del vostro avventore tipo?
Forse le donne, perché sono più inclini alla fiaba e c’è una dimensione romantica. Capita però che le ragazze si portino dietro il fidanzato ed è bello vedere la reazione di chi entra perché è stato costretto. Alla fine sono proprio i maschietti a rimanere maggiormente incantati.

Perché abbiamo bisogno di fiabe?
Il potere più grande della favola è la sua verità. Quando si racconta, non c’è bisogno di enfatizzare la voce, giocare sul grottesco, mettere un di più. Le fiabe sono per tutti, e i bambini hanno la libertà di annoiarsi e di andarsene.

Il teatro, che spazio trova in questo posto?
Fa parte di noi. Io e Gianluca ci siamo sposati in un teatro! Chi entra qui intuisce al volo che c’è un imprinting teatrale.

Avete un tempo di apertura molto ampio…
Beh, di sicuro siamo aperti anche per la colazione, un momento della giornata a cui teniamo molto. La cena del mercoledì è invece un appuntamento fisso.

Chi siete a gestire il posto?
In prima linea siamo io e Silvia: io in cucina, lei alla caffetteria. Poi ci sono le varie deleghe: Riccardo La Foresta cura la musica, Maddalena Baraldi gli artigiani, etc.

Per maggiori info: 340.3191825 www.filatoio.com

Di Francesco Rossetti

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien