Il Modena secondo “Lello” Vernacchia

Dopo la retrocessione dello scorso anno anche in questo campionato il Modena continua a stazionare in zone poco nobili della classifica. La redazione di Vivo ha contattato “Lello” Vernacchia, ex giocatore canarino degli anni ‘70 e ‘80, per parlare del momento che la squadra sta vivendo e per far riemergere dall’oblio qualche ricordo del passato.

Lello, che impressione ti ha fatto il Modena in queste prime giornate di campionato?
Contro il Parma ho visto una squadra messa bene fisicamente, che ha giocato con coraggio e che ha sfiorato la vittoria contro una formazione sulla carta superiore. Le altre gare hanno evidenziato diverse mancanze. In attacco siamo un po’ leggeri, a centrocampo l’unico che fa gioco è Giorico e in difesa non mi spiego l’involuzione di Calapai. Pavan sta facendo il massimo, è il meno colpevole di questa situazione.

L’organico del Modena è da zone basse della classifica o può aspirare a qualcosa di più?
Più che sulla squadra io focalizzerei le attenzioni sulla società, che a mio modo di vedere fa sempre parlare di sè e toglie tranquillità ai giocatori. La squadra è composta da molti elementi nuovi a cui servirà tempo per poter dimostrare il loro valore. Penso che nel girone B ci siano almeno tre formazioni che sono nettamente inferiori al Modena. Il Mantova ha grossi problemi societari e Fano e Forlì non mi sembrano squadre irresistibili. Dunque la salvezza è ampiamente alla portata, però bisogna cominciare a ottenere dei risultati positivi.

Vedi delle analogie tra questo Modena e quello della stagione ‘78-79 che alla fine scese in serie C2?
Le analogie ci sono a livello dirigenziale. Quando sono arrivato a Modena (estate del 1978 ndr) non c’era nemmeno il presidente e per sei mesi non siamo stati pagati. Io rispetto Caliendo però, da quando è arrivato lui nel Modena, non ho visto programmazione. Questa è una piazza che viene da tanti anni di serie B e A, dunque ha determinate aspettative. L’attuale società non è vicina nè ai giocatori nè ai tifosi.

Che ricordi hai della stagione ‘78-79?
Eravamo un buon gruppo ma i problemi societari hanno influito enormemente sull’esito finale del campionato. Tanto per farti capire, per andare in trasferta utilizzavamo le nostre macchine. In particolare mi ricordo di quando siamo andati a Casale Monferrato, dove abbiamo pagato tutto a nostre spese, cibo compreso.

Secondo te Caliendo non ha venduto il Modena perchè non sono arrivate offerte, oppure perchè riteneva queste proposte non soddisfacenti?
Entrambe le cose, secondo me. Sinceramente non capisco cosa resti a fare Caliendo a Modena. Gli investimenti da parte sua mi sono parsi assai risicati e i risultati stanno rispecchiando questa impossibilità, o mancanza di voglia, di spendere sul mercato. A questo punto, anche per rispetto verso la città e i tifosi, penso dovrebbe passare la mano e lasciare a qualcuno che abbia voglia davvero di investire nel Modena, se c’è. E’ chiaro che i debiti accumulati fino a questo momento possono rappresentare un freno per l’entusiasmo di eventuali compratori.

Qual è un ricordo positivo della tua esperienza in maglia gialloblù?
Gli anni seguenti alla stagione della retrocessione in C2. Dal punto di vista societario le cose si misero a posto. Arrivò Bergamini, che fece il presidente, Pace come allenatore e Galassi come direttore sportivo. Furono tutti bravi e lungimiranti nell’ingaggiare dei giovani che venivano da Bologna come Mazzeni, Guidazzi e Soldati. Questi ragazzi si integrarono perfettamente con giocatori che erano già presenti, come Cuoghi e Notari. Lì si formò un perfetto mix tra i vecchi, tra cui mi ci metto anch’io nonostante avessi solo ventisette anni, e giovani. Ecco, quello è un esempio lampante di programmazione riuscita bene. Infatti arrivarono subito la promozione in C1 e la vittoria nel Torneo anglo-italiano, manifestazione molto seguita dal pubblico modenese. Queste vittorie le ricordo con piacere.

Di Mattia Giovanardi

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