Scuole al via: il punto con la dirigente Silvia Menabue

Vuoi l’algoritmo elaborato dal Ministero per collocare i docenti e le richieste di trasferimento, vuoi il concorsone, la partenza della scuola è stata tutta in salita. Una decina di giorni dopo la prima campanella, Silvia Menabue, dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, ha accettato di fare con noi il punto della situazione.
Professoressa, senza dubbio un inizio meno lineare rispetto al passato. Oggi, la situazione a Modena e provincia è definita?
In larga parte lo è. Abbiamo immesso in ruolo 80 docenti sulla scuola d’infanzia, 67 sulla primaria, 60 sul primo grado e 138 sul secondo. Avrebbero potuto essere di più, ma molte graduatorie provinciali sono esaurite e alcuni concorsi sono ancora aperti, tutti posti che quest’anno andranno, per forza, a supplenza. La situazione è definita per le assunzioni in ruolo e le assegnazioni provvisorie, rimangono i posti a tempo determinato. Dal 1° ottobre la situazione sarà definita del tutto.
Sul personale Ata, amministrativi e collaboratori, ci sono posti scoperti?
Non ci sono posti scoperti. Abbiamo fatto importanti immissioni in ruolo e attribuzioni ad incremento di personale in organico altrettanto importanti. Abbiamo assunto prima come ufficio scolastico e poi hanno chiamato i presidi, le operazioni sono chiuse da tempo.
Le assegnazioni provvisorie, invece, come funzionano e quante sono a Modena?
Le assegnazioni provvisorie, da contratto nazionale, consentono al docente di ruolo di chiedere un incarico annuale più vicino a casa, per ricongiungersi al nucleo familiare. Ci sono sempre state e la legge 107 (Buona Scuola, ndr) non le ha modificate, si fanno su posti non vacanti, ma annualmente disponibili. A Modena, dopo le immissioni in ruolo, sono rimasti circa 450 posti disponibili, dovuti in parte al fatto che molti docenti hanno richiesto il part time. Sono stati coperti in parte dalle assegnazioni provvisorie e dai contratti a tempo determinato.
Che margini di manovra ha il suo Ufficio rispetto al Ministero? Può prendere decisioni autonome?
No, noi siamo un braccio operativo del Ministero. C’è il Miur, ci sono le direzioni regionali e poi ci siamo noi, gli ambiti territoriali. Non abbiamo discrezionalità, agiamo su atti vincolati. Le faccio l’esempio dei docenti della primaria, per cui la direzione regionale ci ha comunicato che il concorso non si era chiuso e ci ha dato il via libera perché li immettessimo in ruolo noi, pescando dalle Gae.
Le difficoltà a partire, l’incastro tra graduatorie differenti, il controverso algoritmo e le proteste… la scuola zoppica ancora?
Al di là delle difficoltà organizzative innegabili, oggi non si può dire che le scuole siano sguarnite di risorse. C’è un problema di gestione, non certo di quantità. Stiamo svuotando le graduatorie per eliminare quel precariato che ci ha contestato anche l’Europa e ci sono i concorsi in atto: siamo nel pieno di un processo di innovazione, ma abbiamo avuto un’infusione di risorse mai vista negli ultimi decenni! L’anno scorso, solo io come Ufficio Provinciale, ho immesso in ruolo circa mille docenti e quest’anno altri 345. Abbiamo inoltre un organico di potenziamento mai esistito prima, ciascuna scuola ha 7/8 docenti non curriculari, poi per le scuole superiori posso citarle la novità della legge sull’alternanza scuola lavoro con 100 milioni di euro annui e altro ancora.
A Modena, la buona notizia d’inizio anno è l’inaugurazione delle Scuole Mattarella. Più efficace lavorare in una scuola nuova o è solo un contenitore, seppur bello?
Se lei mi chiede quanto incide l’ambiente di apprendimento, le rispondo che incide moltissimo! Un ambiente che recepisce le innovazioni tecnologiche e le nuove didattiche, che contrasta l’abbandono e favorisce l’inclusione, è un grandissimo potenziale. Le Mattarella sono importanti perché sono le prime in città, ma di scuole digitali, specie nell’area del cratere sismico, ne abbiamo molte, senza classi tradizionali ma con ambienti aperti. La novità delle Mattarella è anche costituita dal fatto che sono gli alunni a spostarsi in base all’orario. Ci sono aule di lingua, di matematica, di scienze, di educazione artistica e musicale.
Per chiudere, vuol dire qualcosa agli insegnanti?
Agli insegnanti dico sempre che bisogna insegnare con passione. Nuove tecnologie e nuove didattiche richiedono, comunque, entusiasmo, perché gli alunni capiscono subito se un docente ama la propria disciplina.
E ai ragazzi?
A loro dico che si affaccino con curiosità alla conoscenza, accompagnati dai docenti e in relazione con i loro compagni. La relazione è fondamentale e la scuola, con classi spesso multiculturali, è anche un laboratorio di educazione alla cittadinanza. Oggi dobbiamo formare i ragazzi per professioni che ancora non esistono, prepararli a risolvere problemi che si presenteranno tra 20 anni e all’uso di tecnologie che cambiano molto rapidamente.

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