Di corsa verso il successo: la storia di Alessandro Giacobazzi

Un giovane atleta, ma con la maturità di un veterano. Stiamo parlando di Alessandro Giacobazzi, classe ‘96, pavullese doc, che lo scorso autunno ha trionfato nella maratona di Torino. Da molti è considerato uno dei migliori prospetti dell’atletica azzurra. “Sono molto orgoglioso e attaccato alla Nazionale – ci ha detto raggiunto al telefono – quando vesto la maglia Azzurra mi trasformo. Ci tengo tanto a onorarla

Alessandro, come ti sei appassionato a uno sport così duro e faticoso?
Il grande merito di questa mia passione è l’ambiente che si è creato a Pavullo. Inizialmente facevo altri sport, come mountain bike, nuoto, altre discipline dell’atletica e sci di fondo. A quest’ultimo, ero molto appassionato; in preparazione alla stagione invernale, d’estate facevo atletica, anche perché mi trovavo molto bene al campo di Pavullo. Li ho potuto conoscere alcuni atleti: allora per me erano dei miti, ma ora sono miei compagni di squadra, come Christine Santi, Francesca Bertoni e Chiara Casolari solo per citarne alcuni. Anche i miei fratelli sono stati fondamentali; entrambi (Roberto e Francesca) atleti e grandi sportivi, mi hanno spianato la strada.

Qual è il tuo allenamento tipico?
Normalmente mi alleno 4 ore al giorno e nei periodi antecedenti a gare importanti faccio circa 200 km alla settimana, più o meno 30 al giorno. Da quando mi sono specializzato nella maratona, ho aumentato i carichi di allenamento. A Pavullo macinare chilometri è il pane quotidiano.

Segui una dieta particolare?
Si certamente. Io sono allergico al polline, perciò facevo molto fatica a gareggiare in primavera. Allora il mio coach, nel 2016, mi portò da un suo collega, che è anche nutrizionista; mi preparò una tabella alimentare che soppiantò i farmaci e gli antistaminici: inutili e dannosi per le prestazioni. Dopo un mese di questa dieta, vinsi un titolo italiano nei 10000 m. Nel 2016 i miei risultati migliori li feci proprio nei mesi primaverili.

Quando hai deciso di cominciare a gareggiare nelle maratone?
Fin da piccolo ho sempre saputo di essere un maratoneta. La stessa sensazione l’ha avuta pure il mio coach, Mauro Bazzani, vedendomi allenare tutti i giorni al campo. Però, era giusto fare tutte le tappe necessarie nelle categorie giovanili, per arrivare poi pronti a 20 anni a provare a fare la maratona. All’inizio ero spaventato, ma mi fidavo ciecamente del mio allenatore, che non mi avrebbe mai mandato allo sbaraglio in una gara al di sopra delle mie capacità. Ho debuttato nel dicembre 2016 a Reggio Emilia e non andò troppo bene; quasi un anno dopo, però, siamo andati a Torino.

Com’è stata l’esperienza di Torino?
E’ stata fantastica, nonostante un’estate molto travagliata a causa dell’esclusione dai campionati europei under 23. Tra settembre e ottobre ho macinato tantissimi chilometri per preparami alla sfida, e alla fine è arrivato il risultato sperato.

Oltre alla carriera sportiva, hai continuato anche quella scolastica?
Si, studio economia aziendale a Modena e sono al terzo anno. E’ molto dura, ma è fattibile. Ovviamente richiede tanti sacrifici, perché alcuni allenamenti sono molto pesanti. Quando torno a casa, mi riposo 5 minuti e poi mi rimetto subito sotto a studiare.

Quali sono i tuoi obiettivi stagionali? Un sogno nel cassetto?
Il grande obiettivo stagionale è partecipare alla maratona dei campionati europei assoluti di Berlino. Invece il sogno del cassetto è andare alle Olimpiadi e fare bene. La maratona di New York? In tanti me lo chiedono. Bisogna fare un passo alla volta: un giorno ci andrò, ma al momento è presto. Si deve essere maturi per partecipare a una gara del genere.

di Mattia Amaduzzi

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