Il timoniere del Giacobazzi: l’intervista a Ilie Stefan Invaciuc

Il Giacobazzi Modena Rugby 1965 l’anno scorso è arrivato a un passo dal miracolo sportivo. Infatti la squadra, composta esclusivamente da giocatori di Modena e cresciuti dalle giovanili, ha mancato la storica promozione in Serie A per un soffio. Uno dei fautori di quella splendida cavalcata, è stato l’attuale coach Ilie Stefan Ivanciuc, rumeno di nascita ma modenese d’adozione, vista la sua lunga permanenza in Italia. Con lui abbiamo fatto una chiacchierata sulla squadra e sul futuro del rugby italiano.

Mister, come sta procedendo la stagione?
La stagione non è iniziata nel migliore dei modi. Però noi andiamo avanti sulla strada che ci siamo preposti, dobbiamo ancora crescere e far crescere i giovani. Proseguiamo il nostro percorso.

Quali sono gli obiettivi reali della squadra? Dove potrà arrivare?
Il nostro obiettivo è quello di salire in Serie A. Ovviamente questo dipenderà da molti fattori: gli infortuni, il nostro stato di forma e quello delle altre squadre. Nonostante ciò noi puntiamo a salire di categoria nel giro di due o tre anni. Ci definiamo una società di “amatori”, non avendo grosse disponibilità; perciò sarebbe bello riuscire nell’impresa di salire in Serie A solamente con i nostri ragazzi di Modena.

Volete dunque continuare sulla linea dei giocatori usciti dal vivaio?
Si certo. Già da qualche anno stiamo raccogliendo i frutti dell’ottimo lavoro svolto con le giovanili. Ci sono tanti ragazzi che completano il loro percorso e, per non perderli, abbiamo creato anche la squadra Cadetta.

Com’è stato il salto dalle giovanili alla prima squadra?
Ovviamente all’inizio ero un po’ intimorito. Però strada facendo i ragazzi (alcuni che conoscevo già, altri che avevo già allenato) mi hanno accolto bene. Penso di aver fatto anche un buon lavoro: alla fine siamo arrivati quarti in classifica, dopo essere stati primi per due giornate.

Che tipo di allenatore è? A chi si ispira?
Ci sono tanti esempi di grandi allenatori a cui mi ispiro: mi piace molto lo stile di Eddie Jones, coach della nazionale inglese, soprannominato “un piccolo Napoleone”. Ho avuto però la fortuna di parlare con un dirigente della Federazione Inglese, che mi ha confidato che in realtà è una persona molto tranquilla e disponibile.

Quali sono invece le sue ambizioni personali?
Ovviamente il mio sogno è arrivare ad allenare le squadre più forti possibile. Sicuramente però arrivare in Serie A col Modena sarebbe già un grandissimo obiettivo e una soddisfazione incredibile, perchè sono ancora un allenatore giovane.

In Italia il rugby è conosciuto principalmente per la Nazionale. Cosa dovrebbe fare il movimento per cercare di uscire dalla nicchia in cui è stato confinato?
E’ vero che il rugby italiano è seguito principalmente quando la Nazionale gioca la Coppa del Mondo, il 6 Nazioni oppure le amichevoli che si disputano in questo periodo. Nonostante ciò e nonostante non ci sia paragone con altri sport più seguiti e pubblicizzati, il movimento del rugby è cresciuto tanto, da quando sono arrivato qui nel 1998. Questo grazie soprattutto al fatto che l’Italia è entrata nel trofeo 6 Nazioni. Quando sono venuto a Modena nel 2002, c’era solo la prima squadra e una giovanile: ora ci sono due under 18, due under 16 e tre o quattro under 14, soltanto in questa provincia. Ma anche il resto dell’Emilia Romagna è pieno di squadre, così come la Toscana e le Marche.

di Mattia Amaduzzi

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