Intervista a Stefano Aravecchia, coautore di “Sassuolo, piccola a chi?”

Lo scorso anno è stata la stagione delle sorprese calcistiche. Tanto si è parlato del Leicester campione di Inghilterra, del Galles che è arrivato in semifinale agli Europei in Francia vinti dal Portogallo targata CR7. Anche in Italia abbiamo avuto una sorpresa: il Sassuolo. Squadra di provincia che in pochissimo tempo è arrivata in Europa League partendo dalla C2. Tre giornalisti, Giacomo Gullo,Stefano Aravecchia e Paolo Seghedoni,  hanno raccontato la storia della società neroverde nel libro “Piccola a chi? Il Sassuolo in Europa”. Il volume ha avuto un grande successo anche fuori dalla cittadina,famosa nel mondo per la ceramica,tanto è vero che è andato in ristampa e presto sarà nuovamente disponibile nelle librerie. Per capire meglio la storia del Sassuolo contenuta in questa opera, abbiamo fatto una chiacchierata con uno dei tre autori, Stefano Aravecchia de “La Gazzetta di Modena”.

Stefano, come è nata l’idea di scrivere questo libro? 

Abbiamo già scritto due libri sul Sassuolo prima di questo. I due precedenti erano degli istant book sulle promozioni della compagine neroverde in serie B ed in A. Per quest’ultimo il discorso è diverso: abbiamo voluto raccontare il Sassuolo, partendo da lontano. Dal ricordo della Coppa Uefa di 40 anni fa del Cesena di Giorgio Mariani, il più grande giocatore sassolese che giocò l’attuale Europa League nel 1976. Partendo da qui, abbiamo raccontato i retroscena del Sassuolo targato Mapei, anche personaggi ed episodi inediti che abbiamo raccolto nel corso di tutti questi anni. 

Da quanto tempo segui le imprese neroverdi? 
Sicuramente dai tempi della C2, andiamo quindi parecchio indietro nel tempo. Io ho vissuto tutta la scalata neroverde che ha portato il Sassuolo nel calcio dei grandi. I miei colleghi Paolo Seghedoni e Giacomo Gullo, come me, hanno seguito da vicino queste imprese incredibili. Abbiamo messo insieme tutte le cose raccolte in questi anni ed abbiamo scritto questo libro. Abbiamo cercato di isolare le cose meno conosciute al grande pubblico.

Perché un tifoso sassolese dovrebbe leggere il vostro libro? 
Un tifoso dovrebbe leggerlo perché in “Sassuolo,piccola a chi?” Sono presenti cose che neanche il più grande fan potrebbe sapere. Faccio un esempio: abbiamo recuperato la copia originale del famoso progetto di Nereo Bonato che sottopose a Squinzi all’inizio dell’epopea di questo Sassuolo. Questo fu scritto su un foglio ciclostilato che abbiamo recuperato e trascritto sul libro punto per punto. Rileggendolo oggi, a tanti anni di distanza, possiamo dire che Bonato ci aveva visto davvero lungo. Raccontiamo anche il retroscena della trattativa Baldelli-Squinzi per la cessione della società al patron Mapei. Il nostro intento è stato quello di raccontare cose ignote a molti tifosi. Un’altro esempio? Come è nato il rapporto tra Carnevali e Squinzi.  

Per quale motivo un appassionato di calcio in generale dovrebbe leggervi? 
Leggendo il nostro libro, qualsiasi tifoso, capirebbe che quello del Sassuolo non è un miracolo inteso come tale. Nel Sassuolo c’è veramente poco di casuale e noi raccontiamo che la società neroverde è nata con un progetto, portato avanti da persone competenti. Anno dopo anno sono stati aggiunti dei mattoncini per arrivare a livelli così alti. L’arrivo in Europa è stato un pretesto per raccontare le imprese di questa società. 

Nel libro è presente anche una Top 11 della storia del Sassuolo….
Nella formazione ideale della storia del Sassuolo noi non abbiamo scelto i giocatori più forti tecnicamente, abbiamo voluto realizzare un 11 ideale dell’era MAPEI. Sono stati scelti,ruolo per ruolo, i giocatori più significativi. Sono entrati a fare parte di questa formazione anche giocatori come Piccioni e Longhi. Questa formazione può risultare discutibile, infatti uno dei nostri obiettivi è quello di fare discutere i tifosi. Certamente abbiamo scelto i giocatori che,nel nostro immaginario, hanno lasciato un segno tangibile nella storia di questa squadra. 

Una parte di particolare importanza, è quella dedicata agli allenatori che si sono seduti sulla panchina del Sassuolo. Posso chiederti chi è stato,dopo Eusebio Di Francesco, il migliore tecnico passato da Sassuolo? 

Eusebio Di Francesco rimane inarrivabile, gli abbiamo chiesto di scrivere la prefazione del libro. L’ex tecnico di Pescara e Lecce ha accettato con grande entusiasmo e noi siamo molto orgogliosi di questo. Per quel che riguarda il migliore allenatore, posso dire con certezza: Massimiliano Allegri, ora alla Juve, è rimasto solo un anno ma è stato molto importante. Lui si è affermato grazie all’occasione che gli diede il Sassuolo. Nel nostro libro ripercorriamo la particolarissima storia che portò l’allenatore di Livorno in Emilia. Io credo che lui abbia lasciato un segno importante. Squinzi lo voleva riprendere anche successivamente, Allegri rimane uno dei mister a cui Squinzi rimane più legato. 

Il peggiore?
Dobbiamo risalire ai tempi di quando il Sassuolo ha rischiato di retrocedere nella vecchia serie C, in quell’anno “disgraziato” ci fu l’alternanza di Arrigoni e Gregucci e direi che dal punto di vista del gioco, quello fu inarrivabile. 

Riserverei un capitolo a parte per Fulvio Pea….
Lui finì la stagione con ben 80 punti, sul campo c’è veramente poco da dire. Nessuna squadra non è riuscita ad arrivare alla promozione con un tale punteggio. I playoff? Tutti ricordano quel Sassuolo “scippato” dalla Sampdoria. Questo il Pea sul campo,  fuoricampo ha diviso molto la società e la squadra. Questo sicuramente non ha giovato a tutto l’ambiente ma soprattutto a lui che non fu confermato l’anno successivo. 

Altro personaggio chiave: Nereo Bonato. La coesistenza con Giovanni Carnevali era così impossibile? 
A Bonato il Sassuolo deve tantissimo. Gran parte del merito del percorso che ha fatto il Sassuolo va dato a lui ed alle sue scelte fatte da DS. Detto ciò, tra Bonato e  Giovanni Carnevali si è arrivato ad un bivio: il secondo prediligeva un lavoro di equipe sul mercato mentre il primo era abituato ad un lavoro da Direttore Sportivo all’antica. L’attuale direttore dell’Udinese voleva fare le scelte lui in autonomia: questo al Sassuolo non andava più bene. Era diventata una coesistenza impossibile da portare avanti. 

E sul Presidente Carlo Rossi, cosa si può dire?
Lui è senza dubbio una figura fondamentale all’interno del pianeta Sassuolo. Può vantarsi di non essere mai retrocesso, ne al Braida ne con la compagine neroverde. E’ una persona eccezionale che rappresenta il vero senso della sassolesità. Lui e Remo Morini sono due bandiere, due emblemi della società di Squinzi. 

Parlando di campo, cosa pensi della situazione attuale del Sassuolo. La squadra si riprenderà? Dove può arrivare a fine stagione? 

Questa situazione complessa in campionato poteva essere prevista, ci poteva stare dal momento che la squadra si trovava ad affrontare il doppio impegno tra campionato ed Europa League. La squadra avrebbe potuto pagare dazio per le fatiche continentali e lo sta facendo. Gli infortuni? Questa incredibile serie di acciacchi non credo sia casuale, qualcosa non ha funzionato e penso sia evidente. Il Sassuolo ha perso giocatori troppo importanti come i vari Missiroli, Magnanelli, Berardi e Duncan. Questo mix di infortuni e logoramento ha creato un cocktail micidiale che ha portato la truppa di Di Francesco nelle zone basse della graduatoria in serie A. Nel girone di ritorno, con il rientro di diversi titolari, credo che la squadra possa riprendersi. Io do ragione a Di Francesco quando parla di salvezza perché quest’anno vanno tenuti i piedi per terra. 

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