Storie di Sport: l’intervista a Tine Urnaut, schiacciatore del Modena Volley

Arrivato quest’estate per colmare il vuoto lasciato da Nemanja Petric, Tine Urnaut ha saputo entrare nel cuore dei tifosi gialloblu attraverso giocate di altissimo livello e la continuità tipica dei grandi campioni. Ora è tempo di play-off e Modena dovrà affidarsi al talento dei propri ragazzi per sperare nel sogno scudetto. Urnaut, sloveno classe ‘88 e titolare fisso della sua nazionale, ha presentato questa fase delicata della stagione, raccontando inoltre la sua storia.

Tine parliamo di te, come ti sei appassionato alla pallavolo?
Sono nato in una famiglia di pallavolisti. Mio papà, che adesso ha 75 anni, ha giocato oltre 400 partite con la maglia della Jugoslavia di cui era stato il capitano. Questa sua passione per la pallavolo l’ha trasmessa a me e ai miei fratellastri; già da piccolissimo andavo a vedere le loro partite qui in Italia. Poi crescendo ho fatto anche altri sport, pur sapendo che la mia strada sarebbe stata la pallavolo.

Hai un giocatore in particolare a cui ti ispiravi o a cui ti ispiri tutt’ora?
Il mio punto di riferimento è sempre stato mio padre, anche se purtroppo non l’ho mai visto giocare. In seguito mi sono piaciuti altri giocatori, ma nessuno di loro è mai stato veramente il mio idolo.

Hai giocato in alcuni dei campionati europei più importanti. Qual è il migliore?
Ho avuto la fortuna di giocare sia nel campionato turco che in quello polacco. Adesso devo ammettere che la Superlega italiana ha il livello più alto di tutti: ci sono almeno quattro o cinque squadre sempre pronte a sfidarsi e a lottare per ogni trofeo. Inoltre è sempre più equilibrato di anno in anno; quindi devi giocare costantemente al massimo per evitare la sconfitta.

La regular sesason si è conlcusa, un bilancio su questa prima parte della stagione?
Un po’ mi dispiace perchè a causa di qualche problemino abbiamo perso punti importanti che ci avrebbero fatto comodo in ottica primo o secondo posto. Invece sono contento per le vittorie con Perugia e Civitanova, dove abbiamo dimostrato, in primis a noi stessi poi agli avversari, che possiamo giocare una pallavolo di altissimo livello. Questo ha aumentato la nostra autostima e ci ha dato la carica agonistica giusta in vista dei play-off.

A tal proposito, ai quarti incontrerete la Revivre Milano. Che primo turno di play-off ti aspetti?
Sarà sicuramente un quarto di finale molto duro perchè ogni squadra nei play off è attrezzata per fare bene. Bisognerà cominciare a giocare al massimo fin dalla prima partita. Milano ci ha messo in difficoltà al Palapanini e ci ha battuti in casa, perciò bisogna rispettarli. In rosa hanno Abdel Aziz che, nonostante sia al suo primo anno da opposto in Italia, ha fatto vedere tutto il suo talento ed è di gran lunga il miglior battitore del campionato. Inoltre, sotto la guida di mister Giani sono cresciuti molto come collettivo. Noi però vogliamo andare avanti giocando la nostra migliore pallavolo. Obiettivi? Possiamo arrivare in alto. Dipenderà tutto da noi e da come riusciremo ad esprimerci in campo.

La Slovenia è diventata una delle eccellenze in alcuni sport, come la pallavolo e il basket. A cosa è dovuto secondo te?
Già da quando era piccolo, la Jugoslavia eccelleva in tantissimi sport. Perchè anche adesso, se mettessimo insieme tutte le nazionali dell’ex Jugoslavia, domineremmo in moltissime discipline. In Slovenia ti avvicinano allo sport già da molto piccoli e puntano tanto sui giovani. La nostra nuova generazione di talenti della pallavolo è il frutto di un grande lavoro, partito nelle Giovanili e proseguito nelle Junores. Questo si vede anche nel basket, nel calcio, nella pallamano e nello sci.

Nonostante la stagione sia ancora in corso si parla già di mercato. Ti vedi a Modena anche la prossima stagione?
Io ho ancora un anno di contratto. Quindi rimarrò a Modena anche la prossima stagione.

Cosa ti piace fare nel tempo libero?
Mi piace molto pescare. Durante quelle poche settimane libere all’anno cerco di andare al mare o ai laghi. Mi piace sia pesca subacquea che quella tradizionale con la canna.

di Mattia Amaduzzi

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