Storie, il calcio di guerra: il Modena e il Campionato dell’Alta Italia

L’emergenza Coronavirus ha fermato il calcio italiano di tutte le categorie, dalla A ai dilettanti, e al momento anche la stessa conclusione dei campionati con i loro verdetti, scudetto, promozioni e retrocessioni, è tutt’altro che certa. Nella ultra centenaria storia del calcio italiano soltanto in due occasioni ci si è dovuti fermare: nel periodo 1917-19, in piena Grande Guerra, soprattutto dopo la disfatta di Caporetto, e nel 1944-45, nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale, la più drammatica per il nostro paese colpito dai bombardamenti e portato al collasso dalla Guerra Civile. In realtà anche in quegli anni il pallone non si fermò del tutto e, sfidando le bombe, si giocarono dei tornei la cui ufficialità è stata discussa a lungo. Il più celebre, probabilmente, è la cosiddetta Divisione Nazionale o Campionato Alta Italia, disputatosi nel 1944 e a cui prese parte anche il Modena (al sud si giocarono invece tornei minori e soltanto regionali come il Campionato Romano di Guerra nella zona di Roma o il Campionato dell’Italia Libera in Puglia). Il Campionato dell’Alta Italia prese il via nel gennaio del 1944 nella cosiddetta Repubblica Sociale Italiana, dopo che i fatti dell’estate precedente con l’arresto di Mussolini e l’armistizio dell’8 settembre firmato dal generale Badoglio, avevano messo il calcio in secondo piano. La formula prevedeva sette campionati Regionali, le prime due classificate dei quali sarebbero state ammesse ad una seconda fase definita interzonale con tre gironi le cui vincitrici, assieme a quella del campionato romano, avrebbero giocato una sorta di Final Four, con semifinali e finale. Il Modena, ricostituito per l’occasione e denominato G.S. Modena fu affidato ad Alfredo “Ghega” Mazzoni, che in poco tempo dovette mettere insieme una squadra con alcuni canarini ancora tesserati come Zironi I, Renato Braglia e Neri, ex canarini di ritorno alla base come Duilio Setti e il portiere Silingardi e qualche giovane di belle speranze. Gli allenamenti erano particolarmente complicati, tra il coprifuoco e gli allarmi aerei, ma la squadra gialloblù riuscì a vincere il suo girone regionale, che comprendeva anche Carpi, Reggiana, Mantova e Centese, con 14 punti, frutto di sei vittorie e due pareggi, entrambi contro il Carpi, accedendo così alla fase interzonale. Il nuovo raggruppamento a quattro metteva i canarini di fronte allo stesso Carpi, al Suzzara e alla squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia. Il Modena iniziò battendo il Carpi 2-1, poi sconfisse anche lo Spezia a Mirandola, visto che lo stadio Marzari (così si chiamava allora il Braglia), era stato distrutto dai bombardamenti. La sfida col Suzzara, però, fece precipitare la situazione. L’arbitro, un esordiente, espulse due giocatori modenesi e gli animi si accesero al punto che, pare, furono esplosi anche alcuni colpi di pistola. La gara fu sospesa e i dirigenti gialloblù chiesero che fosse ripetuta. La decisione del Direttorio VII zona, l’organo che governava il torneo, fu però sorprendente. Il Modena fu punito per aver schierato un giocatore, Evaristo Malavasi, che era stato dichiarato inabile al servizio militare e il risultato di ciò furono tre 0-2 a tavolino a cui se ne aggiunse un quarto per una partita non giocata a La Spezia. Alla finale a tre (la vincitrice del campionato romano, vista la liberazione di Roma da parte degli alleati, restò fuori), andò lo Spezia, che, un po’ a sorpresa, si aggiudicò il gironcino con Torino e Venezia. di Giovanni Botti
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