Una vita a rimbalzo: l’intervista a Guido Boni, coach del Castelfranco Basket

La palla a spicchi è una fetta importante della vita di molte persone. Come pochi altri sport, il basket richiama alla mente dei suoi amanti valori importanti, che ne influenzano anche la vita di tutti i giorni. “E’ indubbio che questo sport necessiti di qualità fisiche importanti – ci spiega il coach Bonima la mentalità giusta fa la differenza a tutti i livelli”.

Come si è avvicinato al mondo del Basket?
Al mondo del basket mi sono avvicinato da piccolissimo in modo del tutto casuale. Infatti mia madre mi costringeva ad andare ad un corso di pittura che odiavo con tutto me stesso. Allora, pur di fare altro, ho preso al volo l’occasione di un volantino fuori da scuola, che invitava ad andare a giocare a Basket e mi sono precipitato in palestra. E’ stato amore a prima vista e da allora la Pallacanestro è entrata a far parte in modo indelebile della mia vita. Anche se ho sempre amato giocare, la passione per la panchina mi ha fatto decidere di appendere le scarpette al chiodo presto, perchè giocare e allenare richiedono due visioni del gioco molto differenti e quella del giocatore non mi permetteva di avere la giusta lucidità da allenatore.

Come è arrivato ad allenare il Castelfranco?
A Castelfranco sono arrivato ormai 6 anni fà. Dopo l’esperienza a Siena ho deciso di tornare a casa e mettere su famiglia. Questo ha fatto sì che la Pallacanestro abbia cessato di essere il mio lavoro, ma non la mia passione. Per questo mi sono dedicato esclusivamente al mondo Senior e ho girovagato a lungo per la regione: 2 anni a Modena tra D e C, 2 anni a Piacenza in C, 1 anno a Piumazzo in D e un anno a Cavriago in C. Alla fine di questo girovagare sono arrivato a Castelfranco con la presidentessa Ondina Mazza in un periodo societario piuttosto burrascoso ma, passata la buriana, le cose si sono aggiustate e Castelfranco è diventata casa mia.

In Italia si può vivere di solo basket?
Che domanda difficile. Negli ultimi dieci anni sono cambiate tante cose. Ma proprio tante. Oggi vivere di solo basket purtroppo è per pochi, anzi, direi per pochissimi. La Pallacanestro in Italia è ferma. Esistono pochissimi dirigenti di alto livello e ne risente in modo drammatico l’intero sistema. Se poi fai l’allenatore, meglio fare altro.

Quali sono gli obbiettivi della sua squadra in questa stagione?
Noi siamo partiti per provare a fare i play off. Nel girone d’andata abbiamo avuto qualche difficoltà nostra e qualche piccolo episodio sfortunato che ci tengono lontani (ma non lontanissimi) da questo obiettivo. Ora abbiamo un intero girone per recuperare e, vista la classifica molto corta, tutto è ancora possibile.

Quanto è importante il settore giovanile?
Negli ultimi anni noi abbiamo investito e stiamo investendo molto sul settore giovanile. Abbiamo il sogno di riuscire a creare una cantera importante che possa darci nei prossimi anni tanti giocatori per poter fare una prima squadra quasi totalmente fatta in casa.

Quali sono le differenza tra il basket italiano e quello americano?
Parliamo di due mondi diversi, direi quasi due sport diversi. Fisicità e atletismo sono clamorosamente differenti tanto che spesso prevalgono sulla tecnica. Personalmente non cambio mai una bella partita di Eurolega con una di NBA, ma mi rendo conto di essere una mosca bianca.

di Francesco Palumbo

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