Da Bologna a Firenze percorrendo a piedi la Via degli Dei

Un uomo, un cane, un viaggio nella natura… siamo in piena suggestione alla Jack London, ma in questo caso lo scenario non è il grande Nord. È piuttosto il nostro Appennino tosco-emiliano a far da sfondo all’escursione di qualche giorno compiuta da Guido Ganzerli (nella foto), giornalista, ex collaboratore di Vivo e laureando in Scienze Naturali (seconda laurea), in compagnia del suo piccolo cane: Polsino. Alla fine di agosto, hanno percorso insieme a piedi la celebre Via degli Dei da Bologna a Firenze, la stessa che è immortalata anche in uno dei migliori film di Pupi Avati degli anni ‘80: “Una gita scolastica”.
Guido, com’è nata l’idea?
L’avevo in mente da diversi anni, mi affascinava questo itinerario speciale tra due delle più belle piazze italiane. Non sono un escursionista seriale, ma il percorso veniva presentato come alla portata di tutti. Quest’anno la sorpresa è stata scegliere di farlo con un cane.
La Via degli Dei si percorre in 5-6 giorni, così dicono…
E noi l’abbiamo fatto in quattro giorni. Siamo partiti di giovedì alle 9.45 da Piazza Maggiore a Bologna e siamo arrivati in piazza della Signoria a Firenze alle 21,45 della domenica successiva.
E con te c’era Polsino?
È un bastardello che abbiamo preso, rispondendo a un annuncio su Facebook: si trovava in un canile di Napoli, trovato per strada. L’ho preso d’istinto, quel giorno in realtà non ne avevo alcuna intenzione, ho letto la descrizione di questo cane molto buono e mi sono messo in contatto per adottarlo.
Quali misure e accortezze hai preso per preparare il cane al viaggio?
Ho chiesto al veterinario, perché è un cane ancora giovane (ha ancora solo un anno), inoltre è di piccole dimensioni. Lui mi ha raccomandato di stare attento ai colpi di calore. In effetti sono state giornate molto calde. Il cane andava tenuto idratato, oltre a farlo bere occorreva bagnarlo. Del resto il mio bagaglio consisteva soprattutto in scorte d’acqua, anche perché in diversi tratti della Via degli Dei l’acqua non è facilmente reperibile. E poi era importante fare attenzione ai polpastrelli delle zampe, ho preso anche una crema apposita. In qualsiasi momento, se avessi visto un suo segno di disagio, avrei interrotto il viaggio.
Momenti di scoramento?
Solo da parte mia. Il cane non ha mai ceduto, mentre io sono arrivato alla mattina dell’ultimo giorno assai provato a livello muscolare, per la fatica e il caldo.
Mai un segno di nervosismo da parte di Polsino?
Forse solo nei tratti di asfalto, lungo i marciapiedi stretti della Fiesolana, per esempio, perché ovviamente lui ha paura delle macchine e delle moto.
Dove avete pernottato?
In bed & breakfast e alberghi. Ce ne sono diversi lungo la strada.
Avete incrociato altri camminanti?
Non tantissimi per il periodo e forse anche il caldo, in genere è un’escursione che si fa a settembre o in primavera, anche per un discorso di fioritura.
Com’è camminare con un animale?
Impari tanto sul carattere dell’animale e sul tuo. Più ci passi del tempo, più si consolida un’empatia. Lui poi mi ha stupito per capacità fisica. Quando ho avuto momenti di crisi, mi ha dato il ritmo.

Guido, camminare è una pratica antica quanto l’uomo, oggi particolarmente in auge. Secondo te perché?
Per me è stata una fatica terapeutica. Trovo benefico fare fatica, perché aiuta a rilassarsi, a staccare il pensiero dalle mille cose che preoccupano. Avere una strada da percorrere, ti impegna e ti libera la mente dal resto. In questo caso, poi, il piano di giornata era tutto sulle mie spalle. Sarebbe certo diverso fare il viaggio con un gruppetto di amici o con una fidanzata. Di sicuro, penso che almeno uno che sappia di cartografia sia necessario.
Con gli animali si può andare in vacanza?
Certamente, ma ci si deve preparare, perché anche loro hanno delle esigenze specifiche. La nostra non era una semplice passeggiata, ma un’escursione vera e propria.
Cosa mangiava Polsino?
Aveva le sue crocchette, poi, lungo la strada, ha beneficiato di alcuni premi.
Più bello il versante emiliano o quello toscano?
Tutti e due. È bello il cambio di paesaggio, a un certo punto cominci a vedere i cipressi , gli ulivi, dai colli bolognesi ti ritrovi nella campagna toscana da cartolina, poi cominci a sentire la gente che parla aspirando le “c”.
Arrivare in fondo è stato emozionante?
Beh, a Firenze avevamo un piccolo comitato di accoglienza in piazza della Signoria. Ecco, è bello che ci sia qualcuno che ti aspetta, dopo un’avventura simile.

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