Da Soliera a Londra per la ricerca: l’intervista a Matteo Soprani

The Imperial College of Science, Technology and Medicine è un’università con sede a Londra, specializzata in scienza, tecnologia, medicina ed economia, e tra le prime dieci università al Mondo in termini di qualità. Tra le sue strutture all’avanguardia, laboratori e attrezzature altamente specializzate, si muove un nostro concittadino di Soliera:E’ un ambiente stimolante e ricco di opportunità – ci spiega il ricercatore Matteo Sopraniqui la distanza tra un sogno e la sua realizzazione, è molto più sottile”.

Come sei arrivato all’Imperial college?
Attualmente sto ottenendo il titolo di “Dottore di Ricerca” in Ingegneria dell’Informazione all’interno del Sensor Laboratory, Università degli Studi di Brescia in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Ottica, Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il Dottorato di Ricerca italiano dura generalmente tre anni nel quale vi è la possibilità di poter spendere metà del periodo in un’istituzione estera. Grazie a questa opportunità e, grazie all’aiuto dei miei tutor di Dottorato, sto proseguendo la ricerca presso il dipartimento di Bio-Ingegneria dell’Imperial College.

Che tipo di ricerca svolgi in questa università?
In Università stiamo realizzando e testando innovativi sensori di carta, sui quali viene stampato un circuito elettrico costituito da inchiostro, da utilizzare nell’ambito della sicurezza alimentare. L’obiettivo ultimo è quello di poter integrare questi sensori nelle confezioni alimentari e, tramite un’apposita app che sarà disponibile per i nostri smartphones, il consumatore sarà in grado di conoscere il livello di degradazione dell’alimento che ha precedentemente acquistato.

Quali sono le maggiori differenze tra la ricerca in Italia e all’estero?
A mio modo di vedere la principale differenza tra la ricerca in Italia ed in Gran Bretagna è la velocità con la quale un gruppo di ricerca può “crescere” in termini sia di strumentazione che di competenze. Nel nostro Paese, purtroppo, i finanziamenti spesso sono insufficienti o mal gestiti. Tuttavia, il gruppo in Italia nel quale sto eseguendo il Dottorato di Ricerca, il Sensor Laboratory fondato nel 1988 dal Professor Emerito Giorgio Sberveglieri è, a parer mio, un esempio di come si possa fare buona ricerca anche da noi. Non credo sia un caso che i ricercatori italiani all’estero sono sempre di più apprezzati e valorizzati a testimonianza che, nonostante tutto, le nostre competenze sono generalmente buone con alcune punte di eccellenza.

Pensi ci siano possibilità per un ricercatore italiano di lavorare in patria?
Non è affatto semplice per un ricercatore, sia esso Italiano o straniero, riuscire a lavorare in Italia. Il nostro Paese manca soprattutto di attrattività per due ragioni: burocrazia e stipendi troppo bassi.

Ti sei trovato a vivere questa esperienza a Londra tra Brexit e un profondo cambiamento al governo in Italia. Da Italiano all’estero, come vedi la situazione politica nel tuo Paese?
La Brexit e lo stato attuale della politica italiana hanno un unico comune denominatore ovvero l’incertezza. Circa un mese dopo il voto alle politiche nazionali non è ancora stato formato un governo e la sensazione è quella di una situazione di stallo. Immobilismo è la principale parola che descrive al meglio la mia visione della politica nazionale. O per meglio dire, la sensazione è che la “politica” sia molto fluida ed attiva in comizi e proclamazioni, ma molto meno quando c’è da sedersi a tavolino e trovare soluzioni strutturali ai problemi che affliggono il nostro Paese.

Quali sono i pregi e difetti di vivere in una città interculturale come Londra?
Londra è sicuramente una metropoli unica nel suo genere. Una città nella quale è praticamente impossibile annoiarsi. Vi porto ad esempio la mia esperienza. Nel solo laboratorio in cui lavoro ci sono ricercatori e studenti che vengono da Svizzera, Grecia, Turchia, Italia, Australia ed un solo ragazzo inglese, ciò a significare che anche solo venire a lavorare concede l’opportunità di poter avere uno scambio culturale.

Cosa consiglieresti a chi si sta per laureare?
Quello che mi sento di consigliare a chi è in procinto di laurearsi è di porre attenzione alla tesi di laurea. Negli indirizzi di tutte le maggiori università del mondo si possono studiare e comprendere gli stessi concetti di base. La tesi di laurea è un momento unico nel quale si può approfondire un determinato argomento in maniera innovativa ed originale, ciò può diventare il vero biglietto da visita del laureato. Inoltre, consiglio ai laureandi di non considerare la Laurea come un punto di arrivo ma come un traguardo intermedio che permetta di ampliare i propri orizzonti professionali.

di Francesco Palumbo

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