Donne da riscoprire: l’intervista a Roberta Pinelli

Celebra l’Otto Marzo per poi durare nel tempo come volume prezioso da tenere nella libreria e consultare di quando in quando, il “Dizionario biografico delle donne modenesi” redatto da Roberta Pinelli, pubblicato da Elis Colombini editore. È un corposo volume di 528 pagine, con un imponente corredo fotografico (più di 600 immagini), un’appendice statistica e una poderosa bibliografia di oltre 600 volumi. Chiediamo alla ex preside del Liceo Sigonio quanto lavoro ha richiesto un’opera di questa portata.

Tra i quattro e i cinque anni”, ci dice. “Ho cominciato quasi per scherzo, nei ritagli di tempo libero, perché il lavoro mi prendeva molto tempo e molte energie. Nel settembre del 2017 sono andata in pensione, ma è anche vero che nel frattempo è venuto aumentando il numero dei nipoti. Man mano il lavoro ha cominciato ad assumere contorni interessanti quando ho capito che il materiale era abbondante. A me è sempre piaciuto fare ricerca storica, pur amando molto anche il mio lavoro di insegnante”.

Un campionario in ordine alfabetico di donne di ogni epoca. Qual è la modenese più antica?
Gundeberga. Nella cripta del duomo si trova un’iscrizione in una lapide molto antica, in lingua latina, che nomina Gundeberga. Non si hanno notizie su questa donna, solo il decesso nel 570. Qualcuno la collega alla statua della Bonissima. Oltre al criterio cronologico, il libro presenta anche un’articolazione per categorie: le vittime, le benefattrici, le nobildonne, le professioniste, le artiste, le sportive, le imprenditrici, etc.

Vittime delle due guerre del ‘900?
Non solo, anche dell’Inquisizione. In due secoli, dal Concilio di Trento alla fine del ‘700, molte di loro furono torturate, due mandate al rogo a Mirandola. Donne inquisite non tanto per eresia, ma per stregoneria. Di età molto diverse: la più giovane aveva 14 anni, la più vecchia 90.

Chi l’ha aiutata nella sua ricerca?
L’Istituto storico, il Centro documentazione donna, l’ANPI, l’UDI, ma soprattutto amici e conoscenti, si è attivata una fitta rete di contatti. Alcune famiglie hanno messo a disposizione foto e documenti.

La sua è un’opera di riscatto della memoria al femminile?
Certo, una forma di risarcimento, un modo per di dare voce a tante donne che ne hanno avuta sempre molto poca.

Mi fa qualche esempio di donne da riscoprire?
Per esempio Laura Martinozzi, duchessa reggente degli Este nel 1600. Qualcuno ha scritto che fu il miglior duca che Modena abbia mai avuto. Combinò il matrimonio della figlia Maria Beatrice con il pretendente al trono d’Inghilterra, parlo della famosa Mary of Modena (foto). Poi Carmen Bulgarelli Campori (soprano, compositrice e direttrice d’orchestra), Daria Bertolani Marchetti, Luisa Galantino (scomparsa solo un anno fa).

E donne comuni, invece?
Tante. Non ho fatto nessuna selezione fra buoni e cattivi. Ci sono alcune centinaia di partigiane decorate, ma anche reggenti dei fasci femminili. E ho voluto mettere anche le vittime di femminicidio.

Che tipo di legame intercorre tra memoria e nuove generazioni?
Un rapporto complesso. Per questo ho voluto dedicare il libro alle mie ragazze, dove il ricorso al possessivo vuole essere affettuoso. Ho la sensazione che le giovani ragazze di oggi diano per scontate tante conquiste, che non abbiano consapevolezza del percorso lungo e difficile che si è compiuto per arrivare all’oggi e di quello ancora da compiere per giungere a una reale parità.

Professoressa Pinelli, il libro ha preso origine anche dal suo interesse per la toponomastica, vero?
In effetti faccio parte di “Toponomastica Femminile”, un’associazione nazionale che ha l’obiettivo di stimolare una maggiore presenza di nomi femminili nei toponimi (vie, piazze, strade, parchi, etc).

E a Modena non sono molte le strade al femminile…
Meno del 5%, ma ultimamente abbiamo aggiunto quattro nomi. Uno già attivo con via Margherita Hack, al Villaggio Zeta. Altri tre arriveranno con due vie dedicate a Maria Montessori e Rita Levi Montalcini nella zona di viale Gramsci, mentre alle spalle dell’Istituto Selmi, in zona via Leonardo da Vinci, sarà aperta una strada di collegamento intitolata alle donne elette nell’Assemblea Costituente.

E invece le strade che sono già intitolate a donne?
Teresina Burchi una strada ce l’ha, ma nessuno sa chi è stata: una fra le figure più rappresentative del Melodramma italiano. Poi Cecilia Paini ed Enrichetta Castiglioni.

Avremo mai un presidente della Repubblica donna?
Non lo so, spero di essere ancora viva quando accadrà, ma in Italia, si sa, i tempi sono sempre biblici.

Il “Dizionario biografico delle donne modenesi” verrà presentato l’8 marzo a Modena (alle 12 in Provincia e alle 18 alla Ubik). Il 10 marzo alle 11 al Teatro Nuovo di Mirandola, il 12 marzo alle 18.30 alla libreria La Fenice di Carpi, il 14 marzo alle 21 alla biblioteca di Formigine, il 20 marzo alle 21 alla biblioteca Selmi di Vignola.

 

di Francesco Rossetti

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