Il grande ritorno dei “Tre Tenori” della poesia modenese

Qualcuno li ha definiti “I Tre Tenori” della poesia modenese. Stiamo parlando naturalmente di Roberto Alperoli, Alberto Bertoni ed Emilio Rentocchini che, a sei anni da “Recordare”, hanno unito di nuovo le forze per ripetere un esperimento riuscito, quello di un libro di poesie a sei mani. Il risultato è “Come cani alla catena”, presentato in anteprima nella “Saletta della Poesia” della Trattoria Stefani di Colombaro dove i tre poeti si ritrovano, definita da loro stessi “un covo di riflessione e di poesia, ma anche di battute e scherzi”. L’introduzione è affidata a Marco Santagata (il primo a sinistra nella foto), insegnante di Letteratura Italiana all’Università di Pisa e dantista di fama internazionale. “E’ un libro interessante da molti punti di vista”, spiega il professor Santagata. “Innanzitutto l’esperimento, che rischia di diventare una consuetudine, di un libro che non è una raccolta di tre poeti, ma un’opera di tre autori, ciascuno dei quali mantiene la propria fisionomia, che alla fine si legge come un libro unitario. E poi c’è il valore dei testi, apparentemente molto diversi tra loro. Alperoli, ad esempio, per la prima volta pubblica un diario in prosa scandito nel tempo, giorno per giorno o quasi. Anche Bertoni fa una specie di diario ed è il diario di un poeta e di un figlio insieme, in cui c’è l’evoluzione del suo fare poesia, ma anche il rapporto con i genitori, uno dei temi costanti della sua poetica, e le sue passioni extra famigliari. Rentocchini, invece, torna a scrivere in ottave, la sua forma metrica di adozione, e lo fa parlandoci dei massimi sistemi, cioè fa un discorso poetico e filosofico insieme”.

Alberto Bertoni, un testo il tuo che parte dalla prima poesia che hai scritto. E’ proprio vero o, come dice il professor Santagata, i poeti mentono?
I poeti mentono sicuramente, ma lo fanno a fin di bene, a scopo espressivo, inventivo e immaginativo. Quello però è davvero il mio primo verso. Era un anno terribile per la mia vita di tifoso sportivo perché l’Inter aveva perso in pochi giorni la Coppa dei Campioni con il Celtic e lo scudetto a Mantova. Era l’estate del ‘67, io avevo 12 anni, c’era un cielo plumbeo sulla spiaggia di Marina di Carrara e mi venne in mente questo verso ‘E volano i gabbiani in un volo senza senso’, che annotai subito su un notes di quelli arcaici preso al bar del bagno. Sono d’accordo con Marco Santagata, sul fatto che “Come cani alla catena” non sia una semplice somma di tre esperienze poetiche differenti, ma un libro unitario dove le parti al loro interno, nonostante la differenza degli stili, corrispondono e provano a dialogare tra di loro.

Roberto Alperoli, il titolo del libro inizialmente doveva essere un altro…
E’ vero, il titolo doveva essere “Diario di amicizia” e, proprio partendo dal titolo, mi è venuto in mente che avevo questo diario del 2013 legato ad un evento luttuoso, la morte del mio ultimo cane. L’ho fatto leggere ai miei due soci ed amici e mi hanno detto che lo avrei dovuto subito pubblicare. E’ un diario che racconta sì la morte del cane, ma racconta anche la morte della famiglia, dell’idea di famiglia, della casa, di un luogo, del cielo sopra questo luogo ed è un diario che io avevo scritto soprattutto per me o meglio per una sorta di dovere morale nei confronti di questo cane. Per quanto riguarda il titolo lo abbiamo cambiato grazie, in buona misura, a Marco Santagata e ci ha convinto, visto che siamo tutti alla catena del tempo, della fragilità, dell’infelicità e anche della memoria. La memoria da un lato è fondamentale perché è una dimensione verticale che ci tiene insieme, che tiene insieme tutte le epoche della nostra vita, ma dobbiamo anche avere la capacità di dimenticare per evolvere, altrimenti rimarremmo ancorati continuamente a una dimensione asfissiante.

Emilio Rentocchini, in questo libro c’è il ritorno all’ottava, la tua forma di adozione come dice il professor Santagata…
Si, io all’inizio scelsi l’ottava anche per ragioni pratiche. Un giorno, era l’aprile dell’88, insegnavo ed ero abbastanza scontento di farlo, ricordo che arrivai a casa e aprii l’Orlando Furioso di mio padre pensando di leggerne qualche pagina. Invece, in alcuni giorni, me lo rilessi tutto. E fu in quel momento che pensai che con il dialetto avrei potuto ricalcare questa forma leggera e profonda al tempo stesso. La prima ottava mi uscì in maniera assolutamente istintiva e così anche la seconda e la terza, finchè ho deciso di andare avanti e mi sono riconosciuto in una forma che non mi dava fastidio. Posso dire che i momenti più belli della mia vita sono stati quelli in cui, lavorando sull’ottava, ho scoperto pertugi e aperture sotterranee, una roba da vero speleologo.

Come cani alla catena” è arricchito da una quindicina di illustrazioni dei ragazzi del Venturi.E’ un’intuizione che ci è venuta proprio qui da Stefani”, spiega Bertoni. “Quando abbiamo visto le opere, circa un centinaio, realizzate dai ragazzi dell’Istituto d’Arte siamo rimasti folgorati dalla loro profondità, intuitività e anche qualità tecnica”. Dopo la prima proprio all’Istituto Venturi, il Dogs Tour, com’è stata ironicamente ribattezzata la serie di presentazioni del libro, proseguirà il 25 novembre, alle 17, a Vignola, alla Sala dei Grassoni della Rocca, mentre a Modena il prossimo appuntamento è quello del 15 dicembre, alle 18, alla libreria Ubik di via dei Tintori. “E nel 2018 – conclude scherzando Roberto Alperolitoccheremo anche i grandi stadi”.

di Giovanni Botti

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