Modena City Ramblers, il nuovo album tra radici e Calexico

A quattro anni dall’ultimo disco, i Modena City Ramblers sono tornati con un nuovo album di inediti. “Mani come rami, ai piedi radici” è l’evocativo titolo, stampato sia in cd che in vinile. Tredici tracce che sono anche un campionario del mondo espressivo caro alla band, con la poesia ad accompagnare la carica dirompente del dialetto, e con una copertina che è un omaggio a “The Joshua Tree” degli U2. Franco D’Aniello è il flautista della band (ma non solo). Non nasconde l’entusiasmo per l’accoglienza del pubblico, nelle prime date della tournée. “Siamo partiti”, spiega, “in contemporanea con la Festa di San patrizio, con l’Irlanda in festa e tre concerti subito sold out, a Padova, all’Auditorium Flog di Firenze e a Bologna”.

Nei vostri live si ricrea un’atmosfera che ormai conoscete bene, oppure che vi stupisce ogni volta?
Tutte e due le cose. Sappiamo cosa significa suonare dal vivo, quanto sia gratificante, ma l’emozione rimane sempre inedita. Ci stupiamo sempre per il fatto di esserci ancora dopo 26 anni.

Il riferimento irlandese rimane sempre molto forte, vero?
Sì, è molto forte e lo si ritrova nelle canzoni, al pari tuttavia di altre radici o scoperte musicali che via via abbiamo fatto. In generale la musica che ci piace ha sempre un carattere fortemente etnico, unito al rock e al folk.

Mani come rami, ai piedi radici: qual è il messaggio del titolo?
Che le radici sono quelle che ci tengono belli ancorati a terra, mentre le mani vanno in cerca del futuro, dell’ignoto, del mondo onirico.

Nel disco spicca la collaborazione con i Calexico. Com’è andata?
Intanto loro sono uno dei gruppi che ci piacciono di più, una vera e propria band di riferimento. Si dice tentar non nuoce. Ecco noi abbiamo provato un approccio, e in questo caso il tentativo ha portato a realizzare un pezzo insieme. Li abbiamo incontrati a Bologna la scorsa estate, in occasione di un loro concerto. Sul momento hanno detto: sì, certo, saremmo felici di collaborare. Ma queste cose a volte quagliano, a volte no. Gli abbiamo spedito la traccia del brano e quando ci siamo risentiti, loro avevano già registrato le loro parti. La canzone è “Ghost town” e ci sembra molto riuscita. L’incontro con i Calexico è una di quelle cose che ti fanno apprezzare quello che fai. Si dice sempre che devi avere un occhio al pubblico e uno a te stesso, trovare una via di mezzo. In questo caso abbiamo invece davvero fatto quello che ci piaceva di più.

Che città è questa “Ghost town”?
È una città dell’anima, è un luogo emotivo. Ognuno di noi ha qualcosa dentro di una città fantasma con cui avere a che fare, con cui prendere le misure.

È conclamato ormai questo ritorno trionfale del vinile?
Per quel che ci riguarda, l’avevamo fatto solo due volte, erano passati 12-13 anni dall’ultima volta, sempre con tirature minime. Stavolta ce l’hanno chiesto in tanti. Rispetto al cd, il disco è un oggetto molto più bello. Quando compri un vinile ti sembra di avere in mano un oggetto che vale, mentre il cd forse farà la fine degli oggetti brutti, scomparirà soppiantato dal download digitale. Io, per esempio, ascolto i vinili.

A Modena e dintorni quando vi vedremo dal vivo?
Il tour è via via in corso di definizione. Credo però che suoneremo martedì 25 aprile, a Villa Sorra, nell’ambito delle celebrazioni della Liberazione.

Disco Modena City Ramblers

 

UNA GRANDE PASSIONE PER IL VOLLEY

Franco, due anni fa i Modena City Ramblers hanno scritto l’inno ufficiale del Modena Volley: “Chi vola vale!”. E’ uno sport che vi appasiona ancora?
Sono un super appassionato, da sempre, da quando si giocava nel palasport di viale Molza. L’anno scorso abbiamo trionfato, quest’anno sono ancora fiducioso.

Lo sei davvero o un’ottimismo di facciata?
Davvero, assolutamente.

Lorenzetti se n’è andato via, lasciando un vuoto?
Per un tifoso la maglia è sempre quella che conta. Lorenzetti è un caro amico. Quando è andato via, oltre al dispiacere, c’è stato però anche il piacere di vederlo ancora su una panchina. Per due anni ci ha fatto divertire, ed è stato piacevole conoscerlo personalmente.

Come vedi l’altra semifinale: Trento-Perugia?
Perugia è sempre una squadra con cui non sai bene cosa succederà, fino all’ultimo secondo. Non si riesce mai a fare un pronostico. Le semifinaliste sono tutte forti, forse Trento ha qualcosa in meno come individualità, ma è molto squadra, per merito di Lorenzetti.

Modena ha la tradizione dalla sua parte….
Però la tradizione non ti permette di vincere le partite. Altrimenti Modena non sarebbe stata 14 anni senza vincere uno scudetto. Ci vogliono giocatori, società e spirito di squadra molto forte.

di Francesco Rossetti

Album MCR

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