Modena Ieri & Oggi: Montanari e un libro con le opere di Gianni Cavani

Gian Carlo Montanari, modenese, insegnante nelle scuole superiori e pubblicista, si occupa da sempre di ricerca storica. Per le Edizioni Il Fiorino ha di recente curato “Per el stred dla mée zitée” una raccolta di poesie dello storico artista modenese Gianni Cavani. “Abbiamo voluto onorare questo grande maestro – ci spiega Montanari – a 15 anni dalla sua scomparsa”.

Com’è nata l’idea di questo libro?
Il figlio dell’artista, Pier Luigi Cavani, venne da me con l’intenzione di creare una raccolta di poesie del padre. Cavani era famoso principalmente come acquarellista di grande talento, ma si distinse anche come poeta dialettale. Attraverso i suoi versi si riesce infatti a intravedere la Modena dei suoi tempi.

Come viene creato un libro di poesie?
Normalmente nasce per pubblicare una trentina di poesie, selezionate dall’autore che vuole farle conoscere al mondo. In questo libro invece c’è stato più un lavoro di ricerca, che ha fatto emergere circa cinquanta poesie in dialetto modenese. In seguito Pier Luigi Cavani ha fatto la prima selezione e successivamente io mi sono occupato della traduzione dal dialetto all’italiano.

Quali sono i temi principali delle poesie di Cavani?
Tra i versi di Gianni Cavani, si possono trovare due filoni fondamentali. Da un parte si scorge la toponomastica Modenese, in grado di trascinare il lettore tra le vie della propria città. Dall’altra esiste invece una certa nostalgia del passato, un sentimento forte che l’autore sente e trasmette a chi lo legge.

Il dialetto Modenese secondo lei sta lentamente scomparendo?
È una domanda difficile, a cui è difficile dare una risposta non di parte. Io credo che i dialetti minori abbiano meno possibilità di sopravvivere. Parlando di dialetti come il romano o il napoletano, che vengono usati abitualmente da milioni di persone, è facile che questi si trasmettano più integri e più facilmente alle generazioni successive. Invece la popolazione modenese in grado di parlare il dialetto nostrano è sempre minore. Se me lo avessi chiesto qualche anno fa, avrei semplicemente risposto che col passare del tempo la lingua delle nostre terre sarebbe scomparsa. Ma adesso la penso diversamente: tutti i linguaggi cambiano. È impossibile illudersi che una lingua rimanga sempre la stessa nel corso del tempo. Un domani non esisterà più il modenese come lo conosciamo ora, sarà diverso ma sempre presente, con chiare influenze arabe o inglesi.

Ha qualche nuovo lavoro in programma?
Il 16 giugno alle 18 in Comune, nella sala del consiglio, presenterò il mio nuovo libro, sempre per Edizioni Il Fiorino. Con l’ausilio di uno storico parlerò dell’opera in cui ho voluto raccontare la storia della più grande poetessa modenese dell’800. Il titolo è “Teresa Bernardi, nata a Cassiani Ingoni, poetessa e pedagoga” e presenta questa figura femminile, che è stata capace di scrivere splendide opere in poesia e che, con soli dieci sonetti in dialetto, si è classificata come la miglior poetessa dei suoi tempi.

di Francesco Palumbo

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